Luca d'Alesio
Emotional Branding: i cinque sensi
Oggi la sfida per il brand è provocare emozioni in ognuno di noi con un coinvolgimento a 360 gradi
Luca d'Alesio
Direttore Creativo Touchè Bologna
Quanto è importante valorizzare le nostre sensibilità per essere ricordati? Come sviluppare il sesto senso, la scintilla che accende le passioni e attira gli interessi in comunicazione? Il fattore umano in comunicazione dove può portarci?
Come utilizzare la tecnologia per offrire una comunicazione più completa? Quanto il fattore umano riuscirà a guidare questo cambiamento integrando i rapporti in carne ed ossa con quelli virtuali? Qual è il destino dell’ADV classico in questo senso?
Quanto è importante oggi estendere la propria immagine su diversi settori? Quali sono i casi di successo più eclatanti? Come ridurre il rischio di perdere valore in questa delicata operazione?
Mi sembra che al giorno d’oggi in ambito di comunicazione e marketing stiamo assistendo ancora a due schieramenti contrapposti, due forme di pensiero ben distanti: da una parte i fondamentalisti della digital disruption, convinti che social realtà virtuale e mobile possano rimpiazzare qualunque altro supporto di comunicazione e dall’altro gli scettici, certi che nessuna strategia digitale può essere più potente di uno spot TV in pima serata.
Dal mio punto di vista credo che come sempre si guardi al dito invece che la luna. Viviamo in un mondo dove le persone navigano, toccano con mano, respirano e comunicano scambiandosi punti di vista tra loro. Molte volte lo fanno contemporaneamente, sui social mentre stanno vivendo un’esperienza per strada, al supermercato o davanti alla TV. Ogni volta che un brand riesce a catturare l’attenzione dei propri interlocutori è perché dietro c’è “un messaggio” che li ha incuriositi, convinti ed emozionati, a prescindere da quale “media” si sta utilizzando. In un’epoca dove un’azienda online come Airbnb per far crescere la propria brand loyalty lancia un magazine cartaceo per parlare di esperienze viaggio e il colosso dell’e-commerce Amazon.com annuncia l’apertura di uno store fisico newyorkese, non ha proprio alcun senso perseverare nella distinzione a compartimenti stagni tra online e offline, o peggio ancora tra digitale e tradizionale.
I media si trasformano e si mischiano assieme, le strategie diventano inevitabilmente crossmediali. Cambiano i canali, cambiano i linguaggi sociali e culturali, ma gli obiettivi della comunicazione restano sempre gli stessi: creare al momento giusto, un dialogo giusto, con le persone giuste.
La sola conoscenza (da aggiornare costantemente) degli strumenti operativi è una condizione necessaria, ma non sufficiente per governare i complessi processi dell’attuale comunicazione. Occorre una visione strategica d’insieme più ampia, che riesca a valorizzare gli obiettivi e generare idee in grado di bucare l’indifferenza (e a volte diffidenza) generale nei confronti della pubblicità. Come diceva C. S. Lewis (l’inventore delle “Cronache di Narnia”): “non è divertente come giorno dopo giorno nulla cambi, ma poi quando ti guardi indietro tutto è diverso?” Una frase, di un autore del ‘900, mai così contemporanea. Appunto.