Alma Shahini
Emotional Branding: i cinque sensi
Oggi la sfida per il brand è provocare emozioni in ognuno di noi con un coinvolgimento a 360 gradi
Alma Shahini
Scrittrice, copywriter, social media-marketer indipendente.
Quanto è importante valorizzare le nostre sensibilità per essere ricordati? Come sviluppare il sesto senso, la scintilla che accende le passioni e attira gli interessi in comunicazione? Il fattore umano in comunicazione dove può portarci?
Credo che il modo più efficace per essere ricordati dagli esseri umani, sia quello di ricordarci di essere umani…! Ciò che sembra un semplice “gioco di parole” in realtà identifica il mezzo più potente che abbiamo a disposizione per raggiungere l’essere umano, ovvero per fare in modo che esso arrivi al nostro brand e che sopratutto decida di rimanerci.
Il sesto senso è un muscolo che a volte ha bisogno di essere allenato, tramite un sincero dialogo tra il brand e il suo consumatore. E come in ogni dialogo ben riuscito, il segreto è saper ascoltare il proprio interlocutore, porsi continuamente delle domande, chiedersi cosa quest’ultimo voglia trasmetterci. Di quali sostanze sono fatti i suoi desideri di consumo? Conosciamo i suoi bisogni reali del momento? L’empatia deve giocare sempre un ruolo cruciale nella comunicazione e nel fatto di fare un buon emotional-branding. Dobbiamo utilizzare un linguaggio che difficilmente riesca a finire nel dimenticatoio di chi sta dall’altra parte ad ascoltare, circondato da un mucchio di brands ed innumerevoli messaggi promozionali. La chiave per noi sta nel saper distinguerci da tutto e da tutti! Sono totalmente convinta, inoltre, che il fatto di emozionare porti al nostro brand una grande autorevolezza per quanto riguarda il livello locale del mercato, e perché no, anche in quello globale, se sappiamo fare bene la differenza.
Come utilizzare la tecnologia per offrire una comunicazione più completa? Quanto il fattore umano riuscirà a guidare questo cambiamento integrando i rapporti in carne ed ossa con quelli virtuali? Qual è il destino dell’ADV classico in questo senso?
La tecnologia è per eccellenza l’elemento “must have” che dobbiamo tenere sempre in forte considerazione. Questo perché, in primis, ci offre la possibilità, attraverso gli strumenti grafici, audio, colori, ecc. di stimolare i cinque sensi dell’uomo come consumatore, ci permette di risvegliare il suo cosidetto “cervello emotivo” in modo da raggiungere una comunicazione ad alto impatto che lasci tracce di emozioni nel mondo interiore di ciascuno e che rispecchi al massimo quest’ultimo. A seguire, si può dire che i mezzi moderni devono essere una prerogativa dei brand se si punta al raggiungimento del consumatore giovane, il “nativo digitale” il quale in altre modalità risulta “inafferrabile”, poiché il messaggio non riesce a passare per altra via quando si tratta della categoria degli utenti 3.0 Infine, i mezzi digitali ci rendono possibile il fatto di essere guardati e considerati da una società che ha sempre meno tempo a disposizione e di conseguenza potrebbe risultare meno ricettivo ai classici semplici messaggi. Una comunicazione “forte e veloce” è il giusto passaggio da attraversare se si vuole essere avvistati e stimati dalla propria nicchia di interesse. Per quanto riguarda la capacità dell’essere umano nello gestire il rapporto reale-virtuale, posso dire che credo fermamente nel fatto che in una comunicazione ad alto livello ciò sia veramente fattibile, a patto che il digitale venga considerato come un utile mezzo che non costituisca la fine ma abbia come unico suo scopo l’arricchimento e l’intensificazione di esso. Il classico- vecchio advertising? A dispetto di ciò che si usa pensare negli ultimi anni, credo che non stia andando al declino ma si tratti solo di un suo mutamento. Semplicemente, grazie anche al valore aggiunto del tempo si trasforma in qualcosa in più, un cambiamento necessario per rinnovarsi ed innovare.
Quanto è importante oggi estendere la propria immagine su diversi settori? Quali sono i casi di successo più eclatanti? Come ridurre il rischio di perdere valore in questa delicata operazione?
È fondamentale espandersi poiché questo permette alle realtà produttive di oggi di diventare delle aziende flessibili ed adattabili ad un mercato sempre più esigente e ad una società consumatrce che cambia, si evolve ogni giorno. I brand internazionali più noti, ma anche i meno celebri, negli ultimi anni stanno portando la loro produzione ad avere un inclinazione di natura “bio”, questo per consentire loro di conformarsi non solo alla reale tendenza di mercato ed un’alto grado di sensibilizazzione per quanto concerne lo stile di vita salutare dei consumatori, ma bensì ad un modo di essere, di pensare, una pura filosofia con un’estensione a 360 gradi...Per ridurre il rischio di perdere il proprio valore come marchio dobbiamo prendere in considerazione una serie di fattori. Prima necessitiamo valutare se il nostro settore permette l’estensione, se la nicchia di prodotti o servizi che offriamo è di reale interesse globale. A seguire dobbiamo capire se abbiamo abbastanza esperienza nel campo e se possiediamo le giuste risorse umane, tecnologiche, economiche e i mezzi che ci portino ad arrivare al nostro obbiettivo. Infine, dobbiamo domandarci se siamo realmente un brand potente e molto conosciuto a livello mondiale. Solo in questo modo possiamo veramente permetterci di camminare sicuri per la via del famoso-amato “Brand-Extention”.