Valentina Tassani
Emotional Branding: i cinque sensi
Oggi la sfida per il brand è provocare emozioni in ognuno di noi con un coinvolgimento a 360 gradi
Valentina Tassani
Art director digitale, social media & copywriter
Sales2app
Quanto è importante valorizzare le nostre sensibilità per essere ricordati? Come sviluppare il sesto senso, la scintilla che accende le passioni e attira gli interessi in comunicazione? Il fattore umano in comunicazione dove può portarci?
La risposta più esaustiva l’ha data Amazon. Gli spot che raccontano le recensioni racchiudono in modo geniale il senso dell’Emotional Branding coinvolgendo gli stessi utenti e, di conseguenza, la Brand Experience.
In particolare, lo spot del carrello ha coinvolto tutti i cinque sensi evocando i sapori e i profumi del mercato. L’umanità, intesa come sentimento, può contraddistinguere un Brand e l’Elemento Umano esserne la sua scintilla attraverso l’immaginazione. Il fattore umano, in questo caso, ha creato molto di più: chi non vorrebbe vedere una propria recensione essere trasformata in uno spot?
Come utilizzare la tecnologia per offrire una comunicazione più completa? Quanto il fattore umano riuscirà a guidare questo cambiamento integrando i rapporti in carne ed ossa con quelli virtuali? Qual è il destino dell’ADV classico in questo senso?
La tecnologia è essenziale, come mezzo, ma non deve essere troppo complicata. Deve alimentare nuove visioni e nuovi approcci ma non deve scoraggiare. Dalla sciura Maria ai Millennials di ultima generazione, la tecnologia deve avere il ruolo di adattarsi all’Elemento Umano che ha di fronte per risultare completa ed efficace ed evitare dei gap che compromettano il messaggio. Ad esempio, le storie su Instagram, i canali youtube e tutto il mondo social centrano in pieno questo passaggio. Andare troppo in là o rimanere ancorati al passato non crea quel giusto equilibrio di cui si ha bisogno. La comunicazione dev’essere in grado di comunicare a tutti attraverso il giusto mezzo. Ritengo quindi che l’ADV classico non debba estinguersi ma rimanere la base su cui attuare nuove scelte più evolute.
Quanto è importante oggi estendere la propria immagine su diversi settori? Quali sono i casi di successo più eclatanti? Come ridurre il rischio di perdere valore in questa delicata operazione?
La Brand Extension è importante se si è in grado di sostenerla e certamente può aggiungere nuovi target. Uno dei casi più eclatanti a livello d’immagine, è Virgin Group che partendo dalla vendita di dischi per corrispondenza è riuscita a espandersi nel fitness, viaggi nello spazio, hotel di lusso, compagnie aeree, telefonia, entertainment, non-profit e altro, costruendo un impero che vanta 400 società conosciute in tutto il mondo. Se parliamo invece di Brand Extendion di prodotto Duracell, in questo senso, ha creato la Duracell Powermat, caricatore wireless per dispositivi mobili. A mio avviso, spaziare in altri settori è fattibile se si conserva linearità e coerenza con le proprie origini. Diventa invece rischioso e perde di valore se in antitesi con la propria mission, aspetti che devono essere riconoscibili e ben saldi. Se ci fosse Cannavacciuolo, chef stellato, al posto di Bastianich, imprenditore americano, a promuovere la nuova selezione di panini di McDonald’s, perderebbe di credibilità e sarebbe un vero flop.