Francesco Gavatorta
Emotional Branding: i cinque sensi
Oggi la sfida per il brand è provocare emozioni in ognuno di noi con un coinvolgimento a 360 gradi
Francesco Gavatorta
Head of Strategy @ Instant Love
Quanto è importante valorizzare le nostre sensibilità per essere ricordati? Come sviluppare il sesto senso, la scintilla che accende le passioni e attira gli interessi in comunicazione? Il fattore umano in comunicazione dove può portarci?
Il 2018 nasce all’insegna del dato, dell’intelligenza artificiale, dell’automazione e del codice: ma il valore dell’esperienza non è passato di moda, e anzi, probabilmente mai passerà. Ognuno di noi vive di esperienze, e dalle esperienze nascono le storie, le grandi narrazioni: fatta quest’introduzione, per certi versi dovuta, si capisce come l’emozione - intesa come sensazione prettamente soggettiva e non interpretabile, perché appunto individuale - sia uno degli elementi di valore di qualsiasi interazione, contatto (sia esso human-human o brand- consumatore) o, estendendo l’analisi, contenuto. Viviamo certamente in un’epoca di forti trasformazioni legate al mondo dell’automazione - e quindi delle “macchine”: ma il fattore umano, mai dovrà mancare, se non si vuole perdere d’efficacia.
Come utilizzare la tecnologia per offrire una comunicazione più completa? Quanto il fattore umano riuscirà a guidare questo cambiamento integrando i rapporti in carne ed ossa con quelli virtuali? Qual è il destino dell’ADV classico in questo senso?
A livello professionale sono “nato” sul digital, eppure non posso dimenticare le radici. Anzi, almeno a livello personale, ho imparato moltissimo dai colleghi che di estrazione venivano dal mondo dell’advertising classico. Questo perché la tecnologia non è altro che uno strumento a disposizione delle menti creative. Dobbiamo smettere di concepire i mezzi di comunicazione e le possibilità che essi offrono come il fine ultimo di ogni scelta: ci saranno sempre prodotti che anche in regime di augmented reality non saranno esaltati quanto nella realtà, così come IA che non riusciranno a restituire la bellezza di un contenuto generato da un artista. Questa è almeno il mio punto di vista, anche considerato che - proprio perché “nato” nel digital - ho potuto constatare come ciò che nasce sul digital debba necessariamente avere un follow up reale… Altrimenti, resta abbastanza aleatorio.
Quanto è importante oggi estendere la propria immagine su diversi settori? Quali sono i casi di successo più eclatanti? Come ridurre il rischio di perdere valore in questa delicata operazione?
Dal punto di vista dei brand probabilmente sarà uno stato di necessità che si paleserà sempre di più. Pensiamo a Tesla, di cui pare la reale mission sia “salvare il mondo”. Loro producono batterie Powerwall per la casa, auto elettriche, la stessa proprietà vuole sviluppare il turismo spaziale con SpaceX e addirittura eliminare il traffico grazie a un progetto per trasferire il traffico sotto terra. In altri termini: sono i valori a muovere le aziende di Elon Musk, non il core business. Più i Valori diventeranno leve determinanti nella scelta di un prodotto, più bisognerà cominciare a concepire le aziende come Storytelling Organization, in cui tutte le anime di uniscono per costruire una narrazione di marca in grado di abbracciare i desideri dei consumatori: e se lo Storyworld dovesse esser costruito con spinos diversi rispetto alla matrice, beh… Allora, perché non provare?