Creativi si nasce o si diventa?
Creatività, Formazione e Sviluppo tecnologico.
Talentuosi, estrosi, un po’ artisti e per metà stregoni: gli appartenenti alla categoria rivendicano matrici originali, rifiutano regole e codici e dunque negano, in pratica, la necessità di una scuola (l’unica riconosciuta è quella del campo, dell’Agenzia). Eppure anche i guru della professione più trasversale che c’è nascondono, tra le pieghe del curriculum, “l’aiutino” di un Istituto dedicato alla formazione.
Già Dino Villani -il pioniere precursore- era stato autorevole cofondatore dell’ISIP (Scuola Italiana della Pubblicità). Non solo: nel lontano 1958 la pubblicità entrava, sempre con Villani, nelle austere aule della Bocconi -come disciplina di supporto- per i corsi dei dirigenti d’azienda.
Il DAMS di Bologna si apriva intanto a dare dignità a tutte le professioni della creatività e della comunicazione. Lo stesso fa l’Università Cattolica con delega all’Istituto Toniolo che inaugura -1962- la Scuola Superiore di Giornalismo e mezzi audiovisivi (con specializzazione in giornalismo, pubblicità, teatro, cinema, TV).
Alla fine degli anni 60 nasce lo IULM (pubbliche relazioni si aggiunge alla facoltà di lingue).
Ma già lavoravano alla formazione, segnatamente di grafici ed Art Director, l’Umanitaria, la Davide Campari (con indirizzo allargato a copy e media).
Occupavano l’area formazione nel periodo l’Istituto Europeo di Design, l’Accademia di Tagliaferri, il laboratorio di Mila Vaiani.
Si affiancavano intanto i corsi della TP, gli stages per borsisti della Regione (1990). Oggi la pubblicità e marketing è materia d’esame per tutte le facoltà umanistiche: da Cà Foscari a Pesaro “insegnano” i laureati nelle più grandi agenzie del secolo breve.
Non c’è facoltà umanistica che non si sia dotata di un Corso in Comunicazione. La materia piace, è seguita con interesse da una generazione cresciuta a Plasmon e spot. Ma l’offerta di neolaureati è purtroppo esuberante nei confronti della domanda delle Agenzie, rischia di creare un esercito di delusi e frustrati. È forse giunto il momento di ricorrere al numero chiuso? Il dibattito è aperto...