Lorenzo Ulivieri - Stefano Quaglia
Presidente e Executive Producer - Amministratore Delegato e Executive Producer The Family
Iniziamo dal film BMW: una produzione probabilmente non facile da realizzare...
La produzione è durata 5 giorni, ma la preparazione è stata lunga; fortunatamente abbiamo iniziato a lavorarci molto tempo prima, non siamo stati chiamati come spesso accade all’ultimo momento...
Il lavoro che noi abbiamo fatto si è basato come sempre sul brief che ci ha dato l’agenzia ma poi insieme abbiamo fatto un lavoro di fine tuning, di messa a punto più precisa di ciò che fisicamente sarebbe avvenuto in ciascuna situazione...
(Lorenzo Damiani, Producer BMW) Personalmente è stata un’esperienza molto bella, perché l’agenzia ci ha permesso di lavorare abbastanza liberamente: il concetto - ‘everything is possible’ - si prestava infatti, per definizione, a svariate interpretazioni.
Abbiamo quindi fatto insieme all’agenzia un lavoro comune di ricerca: loro avevano pensato ad una serie di situazioni e noi ad una serie di altre, poi insieme abbiamo individuato quelle che alla fine hanno composto il film.
E’ stato anche abbastanza faticoso, perché su ciascuna di queste situazioni è stato fatto un lungo lavoro di preparazione, che ha richiesto circa un mese; comunque per me, che lavoro in una casa di produzione da appena due anni, sono state tutte molto interessanti, affascinanti dal punto di vista produttivo.
Qualche retroscena della produzione?
Durante la produzione ci sono stati episodi divertenti: ad esempio nella scena con la scimmia, che per quanto addestrata restava pur sempre una scimmia: abbiamo passato ore ed ore sul set a guardarla mentre girovagava in quest’aula magna enorme e si mangiava i gessetti con cui avrebbe dovuto scrivere sulla lavagna...
E’ stata poi necessaria una particolare attenzione nella scena dell’uomo anziano che fa gli anelli, perché il protagonista aveva 91 anni...
quindi per girare la scena degli anelli abbiamo usato come controfigura un campione di anelli della squadra olimpica spagnola, abbiamo girato in campi larghi l’atleta, a cui avevamo imbiancato e diradato i capelli, girato di spalle e poi abbiamo girato tutti i campi stretti con il nostro attore, che nella maggior parte di scene agli anelli era in realtà seduto.
Nella scena della piscina il problema principale è stato quello di fare stare seduto sul fondo il ragazzo senza la cintura di piombo: intorno a lui c’erano subacquei con una bombolina d’ossigeno ma ovviamente quando lui si riempiva i polmoni d’aria tendeva a salire, per cui abbiamo dovuto usare dei piombi nascosti nel costume...
La scena del bambino che suona il piano è stata realizzata ricorrendo a due bambini: quello piccolo sta seduto e si diverte a strimpellare sulla tastiera, mentre le mani che si vedono suonare sono in realtà quelle di un bambino di 4 anni che, nonostante abbia ancora le manine paffute di un bambino, è in realtà un bambino prodigio, uno dei pochi che a quell’età già frequenta il conservatorio...
Nella scena del manager che lancia la moneta, abbiamo ripreso l’uomo nella hall di un albergo di Madrid, utilizzando un blue back, per poi inserire New York come fondo; la modella è stata ripresa sempre a Madrid e di nuovo abbiamo inserito gli sfondi, precedentemente girati a Manhattan.
Per ogni situazione poi, in una zona vicina alla location scelta, abbiamo trovato un luogo adatto per i passaggi in macchina...
Si è trattato quindi di una produzione complessa, con parecchie difficoltà tecniche, che però abbiamo risolto, anche grazie alla bella atmosfera che si era creata.
Che cosa ha determinato, secondo voi, il successo del film?
(Lorenzo Ulivieri)
Penso che il successo sia dovuto all’idea creativa, capace di trasmettere efficacemente il messaggio che il prodotto è di straordinaria tecnologia, concetto che viene raccontato in modo semplice ma interessante: le performances della macchina, che sono realmente particolari, non vengono mostrate nel film, ma vengono rappresentate con una metafora, attraverso una serie di situazioni ‘impossibili’.
Poi c’è la musica, che ha avuto una valenza importante: il pezzo di Keith Jarret si sposa molto bene con le immagini e dà a tutto il film una sensazione di grande eleganza, di positività, di benessere... tra l’altro è la prima volta che questo musicista dà la possibilità di usare la sua musica in pubblicità.
Credo poi che sia stata apprezzata la qualità generale del lavoro e, naturalmente, il ruolo della regia è stato importante: Federico Bruggia, che è il nostro regista interno, ha fatto un gran bel film.
Insomma, abbiamo lavorato bene, c’era una bella atmosfera, senza stress, e questo si percepisce nel film: il risultato è stato per me al di sopra delle aspettative, e sembra sia stato apprezzato anche all’esterno.
Parlavate del buon rapporto che si è creato con l’agenzia...
Sì, con DLV - che è uno dei nostri migliori clienti – c’è un rapporto eccellente, consolidato, di cui siamo molto soddisfatti e orgogliosi: lavorare con loro ci permette di fare delle belle campagne, di tenere uno standard qualitativo elevato.
Anche con BMW si tratta di un rapporto che dura da tempo: questo è il terzo film che facciamo per loro e tutti sono stati caratterizzati dalla ricerca della qualità nella realizzazione.
Per noi fare un film come questo è motivo di grande soddisfazione, se pensiamo che siamo nati da poco, per l’esattezza l’8 marzo del 2002, e che quindi in pochissimo tempo abbiamo raggiunto dei buoni risultati, siamo arrivati a realizzare campagne importanti per agenzie e clienti di ottimo livello.
Quando, due anni fa, abbiamo creato The Family, volevamo poter essere liberi di fare ciò che volevamo, e di farlo al meglio; questa nostra ambizione sembra essere oggi realtà: infatti veniamo chiamati per film su cui ci sono aspettative elevate, una richiesta di qualità molto alta da parte delle agenzie e dei clienti, come è stato appunto nel caso di BMW.
Cambiamo genere: parliamo del film ENPA ‘Tribunale’...
(Stefano Quaglia) Il film ENPA, che abbiamo realizzato con McCann, è stato bello perché è un progetto sociale, un tipo di lavoro in cui c’è in genere molta libertà; abbiamo quindi lavorato parecchio con il regista, con i creativi e anche con il cliente direttamente, che si è dimostrato molto aperto, ci ha dato grande fiducia.
Il film era abbastanza difficile tecnicamente, per la presenza degli animali che in qualche modo dovevano convivere: abbiamo usato la famosa tecnica del barcaiolo che deve traghettare la capra e cavoli, lavorando separatamente con i diversi animali, con la macchina sempre fissa, e poi alla fine abbiamo composto le immagini con dei blue back... è andata bene, pensavamo peggio, sia nell’immagine finale, dove si vedono tutti gli animali insieme, sia nella scena dell’entrata di tutti gli animali: sono stati tutti molto bravi, polli compresi...
Risolti questi problemi tecnici, abbiamo potuto concentrarci sulla parte di recitazione, nel tribunale, sulla creazione dell’atmosfera di attesa...
Alla fine il film è venuto bene, grazie ad un’idea singolare e alla bravura del regista, che ha cercato di ottenere un risultato di impatto senza cercare cose impossibili: ad esempio come aula del tribunale è stata utilizzata una scuola elementare qui accanto...
Quindi si può fare un buon film anche a basso budget....
Questo film spiega un po’ la nostra filosofia: abbiamo fatto una nostra casa di produzione per fare ciò che volevamo e come volevamo, e quindi cerchiamo di dare la stessa attenzione, la stessa qualità, in qualsiasi campagna, da quella da un milione di euro a quella sociale...
Io penso infatti che noi veniamo valutati per quello che si vede sullo schermo: allo spettatore non interessa tutto quello che c'è dietro, quanto è grande il budget, che problemi ci sono stati, ma solo il risultato finale.
Quindi l’immagine della nostra società dipende dalla qualità di quello che noi riusciamo a mettere sullo schermo e questo non deve dipendere dalla dimensione della produzione: tutto ciò che noi facciamo lo curiamo nei minimi dettagli.
Per questo lavoriamo volentieri sulle campagne sociali: c’è più libertà, siccome la casa di produzione ed il regista lavorano gratuitamente, i clienti e le agenzie ci stanno più a sentire, sono più portati ad accogliere i nostri suggerimenti e, purché si faccia un bel film, che risponde ai loro obiettivi, sono più aperti e disponibili.
Quindi i clienti che fanno le campagne sociali sono così contenti che qualcuno realizzi il loro film gratuitamente che lasciano fare, ma per noi la sfida è quella di dare ugualmente un prodotto di alta qualità: visto che i soldi si spendono comunque, tanto vale spendere qualcosa in più e dare un risultato di buon livello, anche perché per noi si tratta di un investimento sul regista, di un film che entra nel suo show reel, quindi cerchiamo di non sprecare denaro e di affrontare questo tipo di lavori con lo stesso impegno che mettiamo in tutta la nostra attività.
Torniamo alla comunicazione commerciale parlando del film Fiat Punto...
Qui è stata molto apprezzata la fotografia, grazie al lavoro del nostro direttore della fotografia, Max Gatti; la produzione del film è stata interessante perché sono state rappresentate situazioni molto eterogenee, in cui la macchina non c’entrava nulla e dunque abbiamo cercato di lavorare su ogni singola situazione per ottenere il massimo realismo prima, per far sì che la presenza della macchina risultasse assolutamente inusuale, aumentando l’impatto.
Il film è formato da ministorie, che raccontano profili differenti, con riferimento ai target del prodotto, ambientate in diverse location, tutte molto belle (l’albergo di lusso, l’alta montagna..), che hanno reso il film particolarmente ricco.
In questo caso, trattandosi di una grossa produzione internazionale, abbiamo girato molte situazioni in tutta Europa, poi ogni paese ha scelto le situazioni più adatte al proprio mercato.
Quindi anche qui c’è stato un notevole sforzo organizzativo...
La difficoltà principale, quando si hanno tante location esterne, con spostamenti ogni giorno da un posto all’altro, è l’effetto ‘domino’: se salta una ripresa, salta tutto a catena ed è un bel guaio, perché il carrozzone da muovere è pesante, nel senso letterale del termine: occorre infatti muovere una bisarca con le diverse auto, non è facile spostarsi...
In questo caso siamo stati abbastanza fortunati, abbiamo dovuto rinviare solo una ripresa perché nevicava: stavamo andando in montagna ma le previsioni erano pessime, quindi siamo tornati indietro e siamo riusciti miracolosamente ad anticipare le riprese che avremmo dovuto fare in teatro il giorno dopo, per non buttare via la giornata...
Al di là di questo, la produzione è andata via liscia, perché tutto era ben organizzato: la fase di preparazione è particolarmente importante nelle campagne internazionali perché avendo sempre problemi di scadenze molto strette, l’iter è piuttosto complesso e qualsiasi imprevisto può sconvolgere tutto.
Il fattore tempo è quindi un elemento cruciale per la buona riuscita di un lavoro...
Sì, per me il tempo alla fine fa la differenza, nella produzione di un film: se tu hai, prima dell’inizio delle riprese, il tempo sufficiente per preparare il film nel modo corretto, riesci a lavorare in un certo modo, a valutare possibilità produttive diverse e quindi poi a scegliere la migliore o quella che preferisci; se invece devi girare domani ti devi far andare bene quello che hai...
Pensiamo alla scelta della location o al casting: se devo girare un film lunedì, l’attore lo fa Lorenzo.... se invece ho due settimane di tempo per fare un casting, valutarlo, capire se ho l’attore giusto, se non ce l’ho fare un secondo call... sicuramente il risultato è migliore.
Insomma, avere il tempo sufficiente per la preparazione significa fare le cose nel modo ottimale; il tempo è quindi una variabile cruciale che troppo spesso viene dimenticata dai clienti: ormai i tempi si sono accelerati in modo irreversibile e il lavoro risulta molto compresso.
Ma fare un film non è una scienza esatta, ci sono tanti modi per realizzarli, ci sono tante componenti, sceglierne una o un’altra può cambiare sostanzialmente il risultato finale...
Oltre al tempo, che cosa è necessario per fare un buon film?
Ci vuole in primis l’idea: se c’è una buona idea, nel 99% dei casi viene fuori un buon film, la produzione può anche limitarsi a rispettarla, a mantenerla...
Poi ci sono una infinità di cose che la produzione può fare perché il film migliori.... l’idea è fondamentale, poi sulla base dell’idea entra in gioco la capacità della casa di produzione di capire come trasformare quell’idea cartacea in un film: lì c’è il valore aggiunto della regia, della fotografia, della scenografia, dei mezzi utilizzati per la produzione...
Questo credo sia uno dei motivi per cui The Family ha successo: i film che realizziamo soddisfano le aspettative ma molto spesso le sorpassano, quindi il cliente è sempre molto soddisfatto... insomma, ci mettiamo tantissimo del nostro...
Progetti per il futuro?
(Lorenzo Ulivieri) Certamente abbiamo dei progetti per il futuro, ma preferiamo parlare delle cose che abbiamo già fatto: abbiamo aperto una sede a Madrid, abbiamo aperto una divisione che si chiama The Family DIT che si occupa di videoclip, iniziative speciali, che fa un po’ da laboratorio di ricerca per giovani registi, abbiamo una divisione che fa Ricerca e Sviluppo di soggetti cinematografici ... insomma, per essere nati due anni fa abbiamo fatto già tante cose.
Nel futuro continueremo certamente a produrre filmati pubblicitari sia per l’Italia che per l’estero; unitamente a questo, The Family DIT e The Family Film si occupano anche di sviluppare progetti che non siano esclusivamente collegati al mondo pubblicitario, in ambiti contigui, ma ne parleremo quando questi progetti diventeranno realtà.
Per ora siamo molto soddisfatti di avere aperto la società e di avere avuto molto credito da parte delle agenzie di pubblicità e dei clienti, che ci hanno dato subito lavoro: in due anni, pur nascendo in un momento non facile, siamo diventati una società in cui lavorano 30 persone, tra Milano e Madrid