Davide Cini
Il viaggio del Messaggio: Dal brief in poi il messaggio vive diversi processi creativi che fanno in modo che una volta arrivato a destinazione, il viaggio non si fermi...
Davide Cini
Fondatore e Manager Director delle Agenzie di comunicazione Tratti , www.tratti.it
e Linkness , www.linkness.com
Quale metodo deve perseguire il professionista per sviluppare un contenuto di valore che arrivi al destinatario del messaggio e che da lì riparta per prendere nuova vita?
Metodi o approcci universali non ce ne sono. O almeno l’esperienza ci ha insegnato questo.
La cosa basilare è riuscire a capire il più possibile il desiderata del cliente, riuscendo poi a modellarlo e confezionarlo in maniera funzionale e adatta al target da raggiungere e coinvolgere.
Ci sono realtà che accettano di farsi guidare ed altre meno.
La capacità sta nel saper dosare il giusto equilibrio tra necessità di comunicare una tal cosa e approccio, stile e tono di voce adatto ai diversi target.
Molte volte la bravura sta nel riuscire a comunicare quello che l’azienda vuole, plasmandolo in forma e non in sostanza per il target richiesto. Non tutte le volte questo è possibile e l’esser in grado di farlo rappresenta il valore aggiunto.
Fatto il percorso, se si riesce a dare in mano agli utenti del contenuto a loro gradito e per loro confezionato, il rilancio e la ripresa dello stesso diventa molto più facile ed immediato, più in termini di interazione che di vitalità.
Oggi in quale misura siamo disposti a seguire il content marketing di marca? I social favorendo la condivisione sono il canale ideale per ingaggiare l’utente?
I nuovi canali di comunicazione e marketing hanno assolutamente sviluppato un marketing sempre più di relazione, sempre più one to one tra brand e consumatori, tra azienda e utenti in genere. Stabilito questo, ecco che il contenuto diventa prioritario, la disponibilità al dialogo diventa prioritaria, il piano delle relazioni diventa un piano operativo quotidiano e costante.
Dove sviluppare questo? I social sono importanti e come tali vanno tenuti in considerazione, la presenza sui social di un brand deve essere strategicamente mirata e focalizzata su determinati obiettivi, cercando di far convergere e far interagire il più possibile l’utente che vuole dialogare con il brand.
Questo si rivela molto utile in caso di criticità o simili, altrettanto utile è quando si vuole veramente trarre spunto e informazioni dal pensiero e dalle considerazioni che l’utente in questione, può avere nei confronti del brand/prodotto.
Ma più dei canali social io prediligo la propria presenza diretta online: in poche parole il proprio sito. E’ questa la propria area. E’ qui dove è opportuno portare l’utente ad interagire e dialogare con l’azienda stessa.
Cito sempre un’esperienza vissuta qualche anno fa: iniziando a sviluppare una strategia social per un’azienda leader Italia settore cucine, ci siamo confrontati con lo scenario di partenza che presentava da un lato un’area interna al sito diventata praticamente un mix tra una community ed un’area di customer care e, dall’altro, una presenza social, confusa, appena abbozzata e senza nessun piano operativo in linea con qualche, anche minimo, obiettivo.
In questo scenario noi non abbiamo fatto altro che impostare un strategia che facesse subito ordine e chiarezza, mantenendo e implementando l’area del sito dove si sviluppava una sempre più crescente intenzione con più categorie di utenti (con i conseguenti benefici di visibilità) e utilizzando i social con uno specifico e appropriato criterio. Il ruolo di Facebook, ad esempio, che all’inizio sembrava essere un’alternativa all’area customer care, è diventato quello di un canale informativo su news e prodotto, temi molto cari e molto graditi agli utenti del social stesso.
Quali sono gli errori da non commettere in comunicazione?
Errori: una parola non vorremmo mai facesse parte del nostro vocabolario, ma che invece fa parte del nostro, o più in generale, del quotidiano dell’essere umano, anche e soprattutto di quello che si occupa di comunicazione. Sbagliare è facile e prendere strade sbagliate lo è ancor di più. E per una situazione di successo, ne potremmo citare innumerevoli altre dell’esatto contrario.
Cosa si può fare per ridurre al minimo la possibilità d’errore? Quando faccio formazione alle persone che ho di fronte a me, cerco sempre di sintetizzare e di riassumere più ragionamenti in un pensiero conclusivo: o si è convinti, e aggiungo anche quasi sicuri, di avere l’idea, la creatività più geniale del mondo oppure è molto meglio fare cose semplici e lineari, chiare e dirette. Il rischio? Di poter essere accusati di troppa semplicità ma dall’altro lato si è sicuri di essere chiari, diretti, espliciti con qualsiasi tipo di messaggio e verso qualsiasi tipo di target. Certo l’idea più geniale del mondo resta tale, ma, sempre, difficile da raggiungere.
Difficile ma non impossibile. Per poterci arrivare è comunque fondamentale l’approccio e la predisposizione. Anche perché molte volte le idee/considerazioni migliori arrivano da giovani, persone esterne al settore, utenti normali e non tecnici.
Probabilmente perché sono più liberi mentalmente, meno condizionati dal tema o dalla ricerca del sempre continuo quid in più che porta a deviare e prendere altre strade. Semplicità ed immediatezza in questi casi si disperdono in una complessità comunicativa che di sicuro non colpisce e né tantomeno coinvolge l’utente.
Comunicare semplici, comunicare diretti, con la conoscenza di chi sa, con lo sguardo di chi deve ancora tanto imparare.
E così, forse, della parola errore ne facciamo uso solo in un prossimo futuro. Magari più lontano che vicino.