Pietro Saitta
Il viaggio del Messaggio: Dal brief in poi il messaggio vive diversi processi creativi che fanno in modo che una volta arrivato a destinazione, il viaggio non si fermi...
Pietro Saitta
Direttore creativo GRUPPO/input
Quale metodo deve perseguire il professionista per sviluppare un contenuto di valore che arrivi al destinatario del messaggio e che da lì riparta per prendere nuova vita?
Se conoscessi un “metodo” sicuro per sviluppare contenuti di valore, sarei sicuramente uno dei pubblicitari più famosi d’Italia. Purtroppo, o per fortuna se vogliamo sottolineare l’importanza del nostro lavoro, non si può parlare di metodo, ma di creatività, intuizioni, strategie e strumenti da adottare.
Se proprio dovessi cercare una “regola” da seguire, con i cambiamenti avvenuti nel mondo della comunicazione, direi che l’unica cosa da fare (che rimane valida oggi, come lo era ieri) è approcciare ogni nuova avventura con l’obiettivo di avere la convinzione che quanto verrà mostrato al cliente, sia esattamente quello che vorremmo sentirci proporre se fossimo al suo posto. Spesso da questo dipende non solo il fatto che il messaggio prenda “nuova vita”, ma che nascano sempre nuove sfide da portare avanti con i clienti.
Oggi in quale misura siamo disposti a seguire il content marketing di marca? I social favorendo la condivisione sono il canale ideale per ingaggiare l’utente?
Ormai la parola engagement è diventata praticamente sinonimo di social e, come tutte le cose che sembrano quasi scontate, può dare adito a confusione o, peggio ancora, a certezze assolutamente aleatorie, con il rischio di far perdere parecchie opportunità.
Per molto tempo sui social le numeriche hanno avuto la precedenza rispetto ai contenuti e non capitava di rado di trovarsi di fronte a clienti interessati soltanto ad aumentare il numero dei “mi piace”. Fortunatamente ora si può parlare del valore dei contenuti, soprattutto per i piccoli brand che su questo terreno hanno molto da esprimere.
In più oggi si hanno a disposizione strumenti una volta inimmaginabili come il neuromarketing, che ci aiuta a capire come il cervello delle persone risponda agli impulsi dei diversi contenuti di un messaggio anche secondo per secondo, perché non bisogna dimenticare che, insieme ai contenuti, bisogna lavorare sull’immagine.
Quali sono gli errori da non commettere in comunicazione?
Se la prima regola per una buona comunicazione è “ascoltare”, direi che il primo errore che si può commettere è sicuramente il non farlo. Purtroppo questo succede a volte anche tra cliente e agenzia a cui vengono consegnati brief incompleti o non vengono comunicate analisi o strategie precedentemente adottate, mentre questo processo di “ascolto”, da parte di chi deve studiare il giusto modo per comunicare, è fondamentale.
Quindi, se a volte si fatica ad ascoltare quando ci si trova in ambiti ristretti, come si può pensare di essere pronti a cogliere ogni sfumatura possa arrivarci dai social?
Il secondo errore è sicuramente la trasparenza e a questo si può legare anche un terzo se vogliamo parlare di marketing etico. Essere trasparenti è diventato fondamentale per ogni brand perché sui social le “bugie” hanno proprio vita breve. Ci sono così tante persone pronte ad approfondire qualsiasi argomento che cercare di raggirarle con falsi contenuti sarebbe solo un boomerang controproducente.
Per fortuna i pubblicitari che sono sempre stati accusati di “indorare” troppo prodotti e aziende, adesso possono rifarsi cercando di capire come comunicare al meglio la realtà.