Giovanni Le Coche
Il viaggio del Messaggio: Dal brief in poi il messaggio vive diversi processi creativi che fanno in modo che una volta arrivato a destinazione, il viaggio non si fermi...
Giovanni Le Coche
CEO e Seo specialist arkys
www.arkys.it
Quale metodo deve perseguire il professionista per sviluppare un contenuto di valore che arrivi al destinatario del messaggio e che da lì riparta per prendere nuova vita?
Generalmente, in Arkys, che è la mia agenzia, cerco di recepire il sistema informativo più dettagliato possibile. E’ chiaro, quindi, che un solo brief non basta. Una volta che ho ben chiaro dove vuole arrivare il cliente e, soprattutto, quale budget ha a disposizione, cerco di creare la strategia migliore. Ciò avviene applicando tutti i modelli più noti del marketing al web 2.0, unitamente a tutte le buone norme da applicare per un’attività SEO, imprescindibile per me.
Studiando e pianificando la strategia nasce sempre la creatività iniziale che, con il passare del tempo, attraverso l’analisi dei dati, si materializza in modo sempre più netto e, magari, diverso da quello iniziale. Il metodo cambia a seconda del cliente e delle sue esigenze. Per questo motivo sono consapevole del fatto che con il tempo le risposte da dare agli utenti nascono dai feedback che si ricevono, in maniera diretta o indiretta.
Tutti gli strumenti che utilizzo in agenzia mi hanno spesso permesso (sia nel breve che nel medio e lungo termine) di capire cosa vogliono gli utenti e, soprattutto, come lo vogliono.
Oggi in quale misura siamo disposti a seguire il content marketing di marca? I social favorendo la condivisione sono il canale ideale per ingaggiare l’utente?
Credo che, tralasciando le sigle che seguono o precedono la parola marketing o web marketing, fornire un contenuto di valore in un giusto contesto sia, per gli utenti, sempre una cosa buona. Al brand, volente o nolente, se hai fornito risposte e colmato il bisogno dell’utente (che è la cosa più complessa) ci arrivi e, quel che più importa, lo segui. Un po’ come quegli acquisti che fai e dopo un minuto non sai perché li hai fatti. Non ne sei consapevole, ma chi ha gestito l’attività sa bene cosa stava facendo e voleva che tu utente facessi proprio quella determinata azione!
I social non sono il canale, ma un canale. E’ statisticamente provato che gli utenti passano un tempo altissimo sui social e, quindi, attraverso questo strumento, puoi capire il loro comportamento e, seguendo altre attività, arrivare a lui in maniera precisa e puntuale.
Quali sono gli errori da non commettere in comunicazione?
Un decalogo non sarebbe abbastanza. Posso però affermare che umiltà ed ascolto sono alla base di tutto. Le esigenze arrivano dalle parole (o dalla tastiera). Partendo da questo presupposto si deve sapere ascoltare, saper comprendere il messaggio che ci sta arrivando e fornire risposte reali, senza presunzione.
Casi eclatanti? Penso che il caso Barilla sia da studiare e ristudiare. Un crisis management davvero ostico per i colleghi, soprattutto considerando la prontezza dei competitors nel dire la loro. Religione e politica non devono entrare mai nelle strategie del brand. Border line? Forse Moncler e Ferrero. Ma ne stanno uscendo bene.