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Eleonora Minozzi

Il viaggio del Messaggio: Dal brief in poi il messaggio vive diversi processi creativi che fanno in modo che una volta arrivato a destinazione, il viaggio non si fermi...

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Eleonora Minozzi
Digital Strategist a Weber Shandwick Brussels

Quale metodo deve perseguire il professionista per sviluppare un contenuto di valore che arrivi al destinatario del messaggio e che da lì riparta per prendere nuova vita?

Sviluppare contenuti di valore significa per me essere capaci di creare dei format utili, interessanti e autentici per il target di riferimento.

La consapevolezza dell’obiettivo da raggiungere attraverso l’elaborazione dei propri contenuti e l’analisi del contesto economico, culturale e sociologico è conditio sine qua non per ogni content strategy. E’ fondamentale capire quale sia il giusto insight da attivare.

Il valore di un contenuto prende quindi senso nella misura della sua autenticità e utilità, quest’ultima intesa come capacità di generare informazione. You Tube, Google, Facebook o Twitter non esistevano quindici anni fa, ed hanno tutti una cosa in comune: la capacità di produrre, generare e veicolare informazione.

Il giusto equilibrio di segni, disegni, parole e storytelling, da forma, crea e protegge il nostro contenuto, facendolo vivere e sopravvivere più a lungo, ricordando che le grandi idee vivono ovunque, indipentemente dal tipo di media.

Oggi in quale misura siamo disposti a seguire il content marketing di marca? I social favorendo la condivisione sono il canale ideale per ingaggiare l’utente?

Sviluppare una content strategy adeguata è fondamentale per un brand. Non si tratta di una scelta, ma di una necessità. I contenuti non sono un supporto alla marca ma ne definiscono la sostanza, la voce e l’abito.

I social media sono trasparenti, onesti, dirompenti, e soprattutto umani. Ecco perché rappresentano il modo più efficace e diretto per comunicare i propri contenuti con le persone. Sempre a patto che le marche siano disposte a incarnare i medesimi valori.

Occorre tuttavia tenere in considerazione la natura del media su cui stiamo producendo o condividendo il nostro contenuto. Una GIF animata su Facebook non ha avrà lo stesso effetto su Twitter o su Linkedin. Ogni dettaglio conta.

Per comunicare online e attraverso i media è doveroso capirne le differenze. Sicuramente bisogna esserci, ma il ‘come’ è fondamentale. L’uso di una parola piuttosto che un’altra, la tonalità di colore o il font da utilizzare può fare una grande differenza nel raggiungimento dell’effetto desiderato.

Quali sono gli errori da non commettere in comunicazione?

Difficile stabilirne solo un decalogo. Posso provare invece a dare qualche consiglio. Sicuramente prediligere sempre chiarezza e semplicità nel scegliere il messaggio da trasmettere. Saper ascoltare il mondo e le persone che ci circondano, i loro bisogni e i loro cambiamenti, accettandoli. Continuare ad aggiornarsi, senza dimenticare semiotica, antropologia e linguistica, tutte discipline fondamentali per questo lavoro e che non finiranno mai di allargare il nostro orizzonte comunicativo.

Campagne non apprezzate? #WomenNotObjects che dicendo ‘no’ a qualcosa, sembra rinvigorire quel qualcosa che nega. La campagna contro la violenza alle donne che la combatte mostrando immagini che la esprimono. La pubblicità della Pampers del 2015 che rafforza consolidate differenze di genere anziché combatterle.

Una pubblicità che amo? Google Search India. Semplice, emozionale, con un ottimo posizionamento di prodotto.

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Ultimo aggiornamento:
1 agosto 2022
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