Paulo Bernini Direttore Creativo Xyz Reply
Le Interviste Mediastars XII Edizione
Paulo Bernini Direttore Creativo Xyz Reply
La comunicazione può fare squadra?
Deve. Sono convinto che la figura del creativo chiuso nella sua stanza a macinare idee sia destinata a estinguersi.
L’era digitale crea nuove situazioni nelle quali solo la collaborazione può far uscire il meglio. Più teste e più competenze che collaborano favoriscono lo sviluppo di risultati eccellenti.
Viste le numerose vittorie dei nostri colori in campo sportivo, pensate che si possa verificare una combinazione altrettanto fortunata anche per quanto riguarda il settore della comunicazione italiana rispetto a quella estera?
Difficile a dirsi. La comunicazione italiana riflette una stasi economica e culturale, figlia di una circostanza politica difficile e complicata, nella quale l’Italia si trova da troppo tempo. Finché l’economia e la politica non cambieranno, è difficile che la situazione nel nostro campo possa cambiare.
Quest’anno vorremmo puntare l'attenzione sui premi internazionali vinti da agenzie italiane. Come giudica il rapporto tra creatività italiana e creatività estera?
La creatività italiana è un prodotto di nicchia, in certi settori è riconosciuta a livello internazionale, il resto soccombe in un mare di banalità. La mancanza di innovazione è sempre e comunque legata al blocco socio-economico che affligge questo paese. In Italia non c’è aria di cambiamento.
Quale è il suo impegno nella settore della comunicazione, per la formazione collabora con degli istituti universitari? Aderisce a qualche associazione di settore? Le è capitato di fare parte di giurie internazionali?
Insegno presso la SPD (Scuola Politecnico di Design) in un master in visual design a degli studenti giovani provenienti da tutto il mondo. Lì trovo la freschezza di idee e intenti che fatica a mostrarsi nella quotidianità italiana.
Quali sono i riconoscimenti internazionali ricevuti dalla vostra agenzia negli ultimi anni?
www.zegna.com ha ottenuto il secondo posto nella categoria Abbigliamento e Calzature Uomo, sezione On-line Advertising, ai Mobius Advertising Awards del 2006
Crede sia possibile investire concretamente su forme di comunicazione non convenzionale?
Le iniziative alternative sono sempre benvenute. Alcune rimangono e diventano mainstream, altre invece sono solo moda. È necessario credere nelle forme di comunicazione non convenzionale senza perdere la lucidità di valutare nel tempo se una cosa funziona o meno.
Uno dei temi di quest’anno per le nostre interviste riguarda il team di lavoro e la sua composizione. Com’è composto il vostro team?
Il nostro team è eterogeneo, uniamo spesso background tecnici e creativi, creatività classica da adv insieme a competenze del mondo digitale. Unico requisito fondamentale è l’apertura mentale e la voglia di sperimentare. Sono stanco di creativi ottusi che cercano di farsi passare per falsi innovatori.
In un mercato sempre più competitivo la motivazione e la forza del gruppo possono essere ciò che fa la differenza. Quali possono essere a Vostro giudizio le potenzialità di un buon coaching, dovendo quindi intervenire su team di progetto orizzontali, verticali e anche trasversali?
Un gruppo non è un team finché non condivide un obiettivo e un approccio progettuale. Il coach ideale è quello che insegna ad allargare le vedute di chi lavora con lui, dare loro lungimiranza senza perder di vista le finalità poste. Il vero coach insegna a vedere.
Concludiamo con un augurio al mondo della comunicazione…
Spero un giorno di vedere che la realtà autoreferenziale che oggi la fa da padrona si trasformi in freschezza e innovazione. Può passare molto tempo ma il nuovo arriva sempre.