Alessandro Piemontese
Il progetto informazione e i nostri strumenti di comunicazione: Parola o Immagine?
Alessandro Piemontese Direttore Creativo Red Hot
Come parole e immagini convivono oggi nella formulazione di un concetto? Quale di questi strumenti avrà la meglio in termini di comunicativi?
Da piccolo, ma piccolo piccolo, mi hanno riferito che dissi con aria sgomenta: “e ora che ho imparato a leggere, sarò condannato a leggere per sempre?”. Parole e immagini si erano separate. Se ne andavano di schiena non voltandosi perché voltarsi è già un po’ tornare.
Parole e immagini è un po’ come parole e musica. Come Mogol/Battisti. Non sai mai chi ti emoziona di più. È la convergenza il vero segreto del nostro tempo. Io amo le parole ma le consumo prima della data di scadenza. Adoro i visual, le fotografie che fermano il tempo, colorano gli occhi ma svuoto la cache dopo pochi rintocchi, ma non dimenticherò mai La Tempesta del Giorgione. Ascolto le canzoni senza l’ossessiva attesa dell’inciso. Credo che alla fine, se proprio debba vincere qualcuno, sarà il bianco ad avere la meglio. Perché è la nemesi della convergenza. È tutti i colori. Si continuerà a togliere piuttosto che mettere. E ci saranno sempre meno parole. Poche ma vere e buone e dette con il cuore. In un italiano perfetto.
Quale ruolo sta avendo l’utente nella creazione del messaggio pubblicitario? In un’ottica di interscambio, come l’utente giudica le informazioni che riceve?
Mi dicono che i contenuti partono sempre più dal basso. E sempre più dal web. Credo dipenda da brand a brand. Spero che il gregge si sposti il più velocemente possibile verso una serie di microblogging più interessanti e non generalisti come FB. Vorrei occuparmi del concept di una campagna di comunicazione contro il “Mi piace/Non mi piace” di FB. Il rischio è di tornare, da buoni italiani, nel Colosseo a decidere le sorti per alzata di mano senza mai entrare nel merito. Senza tracciare il contesto di ogni tematica prima di decidere con chi stare. Si passa troppo tempo a guardare le facce all’uscita del cinema per capire se il film è bello o brutto. Ma prima guardalo sto’ film e poi cerca di capire se è stato interessante. L’ansia del giudizio sta pareggiando l’ansia da prestazione. Negli ascensori il tasto più consumato è quello dell’apriporta e nei siti web lo skip intro guai se non ci fosse. Ecco…il “Mi piace/Non mi piace” porta a giudicare anche un brand così, damblè, senza ascoltare la storia che ha da raccontare. E di storie ne abbiamo tante da raccontare.
Nello storytelling, quanto concorre a comunicare efficacemente un messaggio il raccontare un concetto con un’immagine di forte impatto emotivo? L’immagine, icona-simbolo, può avere in sé la proprietà evocatrice di una certa marca e diventare portatrice dei valori che questa desidera rappresentare?
La narrazione delle storie. Questo è il linguaggio di cui vorrei che il mondo si riappropriasse. Il C’era una volta non morirà mai e non c’è differenza se la storia sia vera oppure una bugia. L’importante è che ti faccia sognare e che ti faccia toccare il brand con un dito.
Non potete immaginare quanta voglia di sognare abbiamo ancora. Non per sfuggire alla realtà ma per poter danzare in alto con le stelle.