Luca Toselli
Storytelling: l'Arte di raccontare storie in Comunicazione
Luca Toselli Regista e docente Universitario
Come utilizzare oggi in modo innovativo lo storytelling a partire dai suoi elementi costitutivi?
Lo storytelling basa la sua efficacia sulla potenza della narrazione.
Potremo dire che tutto è narrazione, o perlomeno che la narrazione di un qualsiasi avvenimento ci aiuta a capire, a comprendere meglio, a “vedere” l’avvenimento stesso. Ma anche qualsiasi oggetto, pensiero (le grandi narrazioni del pensiero filosofico) o problema matematico o elemento fisico devono essere “narrati” per poter essere fatti propri, interiorizzati, spiegati a sé e agli altri. L’essere umano infatti sente la necessità di raccontarsi sia ciò che conosce sia (soprattutto) ciò che non conosce (la genesi, il racconto dell’origine dell’universo, in tutte le religioni è sempre una narrazione).
Una buona narrazione può anche influenzare potentemente la storia, la politica, in definitiva la vita di ciascuno di noi.
L’esempio classico è la persecuzione degli ebrei nel secolo scorso: non si sarebbe di certo arrivati alla “soluzione finale” nazista senza una grande menzogna sul ruolo sotterraneo (la cospirazione) svolto dagli ebrei nella Storia alimentato da falsi documentali (“I Protocolli dei Savi di Sion”) e ulteriori supposizioni (ora raccontati e svelati completamente nel romanzo “Il cimitero di Praga” di Umberto Eco, a cui si rimanda).
E’ questa potente narrazione che ha alimentato da prima il sospetto e poi l’odio, per sfociare nei campi di sterminio. Hitler non sarebbe stato ascoltato senza l’esistenza della storia e delle storie - per quanto false, ma forse proprio questo con molta attrattiva - che lo hanno preceduto. Lo storytelling quindi prepara il campo all’azione politica, ma potrebbe anche limitarla o depotenziarla o farla deviare per un altro corso (è ciò che si vuole attuare con la contro-narrazione al terrorismo).
Altri esempi? Molti nella letteratura e nella storia, ma anche un aneddoto che mi fu raccontato in Spagna l’anno scorso (in questo momento io sto facendo proprio del buon storytelling, e poi vederemo meglio il perché). Il grande torero Domingin (veramente esistito e marito dell’attrice Lucia Bosè) passa la sua prima notte d’amore tanto desiderata con la grande attrice americana Ava Gadner (sono stati davvero amanti). Il torero alla mattina si alza molto presto e si veste, la Gadner sorpresa di quella sveglia repentina dal letto gli chiede: “Donde vas?” (dove vai?). Lui: “A contarla!” (a raccontarla!).
Per Domingin vivere quella meravigliosa notte tra le braccia di una delle donne più belle del mondo era stato sì importante, ma ora era più urgente andare a raccontare l’avventura al bar dagli amici. Ci si stacca quindi volentieri da quelle braccia tanto desiderate se dentro brucia l’urgenza di raccontare quelle stesse braccia. Sembra che il torero pensi: “ho vissuto tutto ciò non tanto per viverlo, ma per poterlo raccontare dopo”. Anzi il riso di un aneddoto divertente scatta proprio per questo doppio pensiero.
Quindi “Vivir para contarla”, appunto, come direbbe Gabrie Garcia Marquez, che non a caso intitola proprio così la sua autobiografia.
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