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Davide Boscacci Direttore Creativo Associato RMG Connect
Le Interviste Mediastars XII Edizione

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Davide Boscacci
Direttore Creativo Associato RMG Connect

Ricordando le molte vittorie nel campo sportivo dei nostri colori, pensa che si possa verificare una combinazione altrettanto fortunata anche per quanto riguarda il settore della comunicazione italiana rispetto a quella estera?

No. Inutile negarlo, all’estero esistono realtà decisamente più forti e competitive della nostra.

Crede che il nostro settore sia ben rappresentato dalle associazioni della comunicazione italiana?

Personalmente vedo poca chiarezza di intenti, pochi progetti, poco consenso e molta confusione. Viviamo una fase critica in cui molte delle agenzie più grandi e importanti, tradizionalmente quelle legate all’advertising classico, sono necessariamente occupate a reinventarsi per non retrocedere. Altre, più piccole e agguerrite, mancano ancora del blasone necessario. Una lega fatta di squadre deboli non può essere una lega forte.

All’interno della vostra struttura riesce a delineare quali sono stati i risultati della sua attività di coaching?

Crediamo di aver creato un bel gruppo di persone. Il reparto creativo è in continua espansione e siamo molto attenti nello scegliere e inserire nuovi elementi. Per seguire la vostra metafora sportiva, sono convinto che sia fondamentale gente che sa fare spogliatoio. Meglio una squadra di Gattuso piuttosto che di Adriano.

Le è capitato di pensare di aumentare le capacità del proprio team, cercando di migliorare le competenze e le performance relative, intervenendo con un approccio mirato alla collaborazione con professionisti free-lance?

Utilizziamo poco i freelance. Un buon prodotto di comunicazione è frutto di alchimie complesse, a maggior ragione se, come avviene spesso per noi, è un progetto di comunicazione integrata. Inserire un elemento estraneo nel gruppo non è sempre facile e può non dare i risultati sperati, almeno a breve termine.

In un mercato sempre più competitivo la motivazione e la forza del gruppo possono essere ciò che fa la differenza. Quali possono essere a Vostro giudizio le caratteristiche di un buon coach?

Il manuale dice che un buon coach deve saper riconoscere i talenti e farli lavorare in sintonia. Io dico che deve anche avere l’umiltà di imparare ogni giorno, conoscere i propri limiti, non covare gelosie o invidie. Detto questo, è chiaro che la differenza la fa la motivazione personale. Se non sei motivato tu, sei solo un peso per il gruppo. Un gruppo di persone motivate e unite è una macchina da guerra.

Pensa che questo esempio possa rappresentare anche il caso vostro?

Lo spero. Al momento i risultati ci danno ragione, ma è un lavoro costante e non bisogna mai fermarsi a compiacersi. Per il resto, noi cerchiamo di divertirci e qualche volta ci riusciamo anche. Di questi tempi non è poco.

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Mediaform nasce con l'obiettivo di ricercare le possibilità di sinergia e interazione fra il mondo accademico e la realtà delle agenzie

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1 agosto 2022
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