Fabrizio Campanelli
L'intrattenimento in comunicazione per un coinvolgimento unico
Fabrizio Campanelli
Titolare
Candle Studio
Quale engagement in comunicazione riesce, oggi, a gratificare a pieno l’individuo e a prolungare la sua attenzione nei confronti del brand, prodotto o sevizio senza dispersività?
Il gioco, il sorriso e il sogno quali potenzialità hanno a livello comunicativo?
Se ci si sofferma a “esplodere” l’architettura musicale di un brano, qualunque esso sia, per raccoglierne gli elementi strutturali, ci si accorge che un denominatore comune dei processi compositivi è costituito dalle “aspettative”. In poche parole ciò che arriva prima (in questo caso note, o meglio suoni) genera un’attesa di ciò che prevedibilmente arriverà dopo, in un pendolo fra ciò che si conosce e ciò che non si conosce. Inevitabilmente quindi, che lo si faccia istintivamente o più razionalmente, chi scrive un brano musicale, chi lo interpreta o chi improvvisa di fronte a un pubblico, gioca con le attese per stupire se stesso e gli altri.
Il meccanismo ludico è centrale nella comunicazione musicale ed è curioso notare come esso sia indissolubilmente legato al senso veicolato dalla musica in una sorta di engagement inconscio che allo stesso tempo intrattiene e “significa”. Se il gioco è particolarmente interessante (e qui entrano in gioco arte, invenzione e estetica) il messaggio diventa più forte e può ben radicarsi in profondità e con esso il brand che ne diventa artefice e insieme promotore di un’identità forte, trovando così nell’utente una sorta di “porta aperta” all’ingresso di tutto il sistema di valori del marchio.
Il tema è molto vasto, ma forse può essere curioso notare come sia mutato anche l’utilizzo dei suoni nelle musiche in pubblicità, oggi - ovviamente generalizzando - nella media un po’ più caldi e meno “puntati” che in passato (mi viene da dire metaforicamente “dal ferro al legno”): penso che ciò possa essere dovuto ad un istintivo bisogno generale di fondo di “rassicurazione” e appunto di calore e benessere.