Marco Nardini
Docente di Disegno Industriale presso l’Università La Sapienza Di Roma, Facoltà di Architettura Valle Giulia, del Corso di Laurea in Grafica e Progettazione Multimediale.
Senza titolo
“Riflettendo su una serie di punti che stanno qui emergendo in maniera chiara, penso che la domanda in fondo consista nel chiedersi se quello che noi chiamiamo Made in Italy sia una realtà definibile nella sua completezza, nel senso che non sia soltanto un fatto legato ad un’immagine, ma rappresenti invece un intero sistema produttivo.
Infatti, mi sembra di aver notato negli interventi precedenti, che il problema fondamentale consista nel capire come una serie di esperienze, che non sono necessariamente legate soltanto al momento storico attuale ma che nascono anche nell’evoluzione storica che la creatività italiana in qualche modo ha dimostrato, soprattutto dal dopoguerra ad oggi, trovino una loro consonanza, un’armonizzazione. Il problema fondamentale è quello di capire come questa serie di elementi che si avvertono nel sistema, possano costituire effettivamente un sistema coerente.
Personalmente, dall’esperienza che ho sia a livello universitario, sia nelle occasioni in cui mi sono trovato a confrontarmi con realtà italiane di altissimo livello creativo, ho potuto constatare che l’elemento debole attualmente sia quello dell’innovazione tecnologica. A mio parere questo è un punto su cui purtroppo l’Italia si muove in maniera poco coerente.
Precedentemente assistendo al carosello Moplen, mi è venuto in mente un’azienda, la Novamont, che produce una plastica biodegradabile: anche quello è un brevetto italiano, anche quello è Made in Italy. Considerare dunque il Made in Italy solo una questione di immagine è limitativo. Credo che si possa trovare il modo di far sì che questa creatività diffusa si dimostri, con punte di eccellenza anche nelle manifestazioni del prodotto italiano all’esterno del nostro paese.
Vorrei infine citare un evento organizzato da creativi italiani a cui mi è capitato recentemente di partecipare, un’iniziativa denominata Italian Reinassance, che ha visto la partecipazione di professionisti della comunicazione facenti parte di aziende come Vodafone, Mtv...
In realtà quindi il prodotto italiano, aldilà di quello che appare, è molto più presente all’estero di quello che si può avvertire e penso che il punto fondamentale da chiarire, e che richiede impegno da parte delle istituzioni e del settore produttivo, sia effettivamente l’efficacia di questo sistema di interazione e collaborazione, di scouting e scoperta di quelle che sono le eccellenze, che talvolta possono essere veramente inaspettate e nascoste.
Credo dunque che innovazione, flessibilità e rete siano le parole chiave di questo passaggio.Questi gli elementi che, senza nulla togliere all’immagine del Made in Italy, oggi sono più che mai necessari affinché il Made in Italy stesso diventi qualcosa che non sia solo un marchio più o meno riuscito.”