ENTRARICERCA

Alessio Scicolone
Emotional Branding: i cinque sensi
Oggi la sfida per il brand è provocare emozioni in ognuno di noi con un coinvolgimento a 360 gradi

Senza titolo

Alessio Scicolone
Digital strategist | Docente | Relatore

Quanto è importante valorizzare le nostre sensibilità per essere ricordati? Come sviluppare il sesto senso, la scintilla che accende le passioni e attira gli interessi in comunicazione? Il fattore umano in comunicazione dove può portarci?

Nel 2004 Kevin Roberts ha pubblicato un testo intitolato Lovemarks, incentrato sulla capacità dei professionisti della comunicazione nel creare brand amati e da amare. Credo che oggi i canali della comunicazione siano tanti e diversi, e per molti brand è un “amaro naufragare in questo mare”, ho notato che spesso si perde di vista il cuore e l’essenza del nostro mestiere ovvero il messaggio, inteso come elaborazione della comunicazione nel suo insieme.

Chatbot e assistenti digitali non possono sostituire nel breve termine il rapporto personale/umano con il brand (in futuro forse...), la scintilla che può sicuramente accendere l’amore verso un marchio è tutto quello che viene costruito attorno ad esso, la percezione che si viene a formare, pezzo dopo pezzo, nella mente del consumatore oggi credo sia il segreto di un brand che punta al cuore delle persone.

Il Personal Branding nel caso dei professionisti e il Digital Packaging nel caso delle aziende oggi ritengo siano le strategie migliori e più efficaci per far scattare la scintilla di passione. Tutto il materiale che possiamo consultare in rete, adeguatamente preparato all’interno di una strategia online, in merito ad un’azienda e/o ad un professionista rappresenta la narrazione necessaria alla “costruzione del personaggio”, quanto più aderente è lo storytelling tanto più gli utenti saranno emotivamente coinvolti dal brand. Dietro l’elaborazione di una strategia c’è sempre un fattore umano, dietro un brand e i suoi prodotti oggi ci deve essere il fattore umano che fa da collante con gli utenti, il volto umano del brand, per me è il lato migliore da comunicare, anche quello più amato sul lungo termine.

Come utilizzare la tecnologia per offrire una comunicazione più completa? Quanto il fattore umano riuscirà a guidare questo cambiamento integrando i rapporti in carne ed ossa con quelli virtuali? Qual è il destino dell’ADV classico in questo senso?

Da anni sostengo che le aziende debbano dotarsi necessariamente di un responsabile della comunicazione e che i professionisti debbano imparare ad utilizzare i canali digitali. Entrambe le entità devono comprendere che oggi fare comunicazione è necessario per ogni attività di business tanto quanto possedere un computer, o meglio uno smartphone, è un qualcosa di cui non se ne può fare a meno.

La tecnologia oggi consente rapidità di risposta e soprattutto acquisizione di contatti di potenziali clienti interessati, non mi sembra poco. In Italia abbiamo un gap tecnologico/digitale importante rispetto agli altri paesi, anche se vedo una progressiva presa di coscienza del problema ma non una risoluzione veloce.

I vari device uniti ai canali digitali oggi possono rappresentare una miniera di nuovi potenziali clienti per ogni brand, a patto che dietro di essi ci sia una professionalità (o almeno consapevolezza) nell’uso della comunicazione; l’invasione dei freelance (intesi come improvvisati senza alcuna esperienza) non ha in alcun modo arricchito il settore ADV, anzi lo ha solo impoverito economicamente creando professionalità che sono nate in un anno e sono morte quello successivo, mandando nel pallone le stesse aziende che oggi cercano professionisti del digitale ma non sanno esattamente di cosa si dovrebbero occupare e quanto è importante questa funzione. Rivolgersi ad un’agenzia votata al digitale è una soluzione, l’unico limite che intravedo spesso è la mancanza di empatia verso il brand ed i suoi prodotti/servizi; dovendo curare diversi clienti spesso non nasce l’”attaccamento alla maglia” necessario a imprimere amore nella narrazione del brand, ne Le Idi di Marzo, il guru della comunicazione interpretato da Gosling diceva "Io, se ci credo, sono pronto a tutto, ma devo credere nella causa!". Il fattore umano oggi è essenziale per mantenere le redini della furia digitale, una buona strategia, fatta bene, vale più di qualsiasi strumento o canale tecnologico, purtroppo oggi vedo professionisti della comunicazione assunti nelle aziende e incaricati nelle mansioni più disparate oltre ad essere investiti della responsabilità commerciale, triste conseguenza di tutta la fuffa “vincente” che si trova in rete, hanno sempre meno tempo a disposizione per fare il proprio lavoro ed alla fine della giostra non hanno nemmeno fatto passi avanti in termini di esperienza.

Quanto è importante oggi estendere la propria immagine su diversi settori? Quali sono i casi di successo più eclatanti? Come ridurre il rischio di perdere valore in questa delicata operazione?

Sostengo sempre che la diversificazione sia una delle chiavi per competere su un mercato che è sempre in costante evoluzione, l’aspetto fondamentale a mio avviso è sicuramente diversificare in settori in cui è possibile “trasferire” parte del proprio packaging digitale o personal branding, questo riduce sicuramente il rischio di perdere valore nel corso della “traduzione”; un consumatore che ama e/o ha amato i tuoi prodotti servizi sarà sicuramente incuriosito e voglioso di sperimentarne altri. Di casi ce ne sono tantissimi, se parliamo di estensione del marchio in ottica di data mining (la raccolta e profilazione dei dati degli utenti è un tema molto attuale) credo che la Apple (tanto per citare un esempio accessibile) con le sue incarnazioni Apple Pay, Apple Music, Apple Car e via dicendo sia un esempio di come un brand, attraverso una strategia arrivi ad essere presenti nei momenti più importanti della nostra vita essendo sempre a portata di mano; per Google vale lo stesso con il mobile o con la storica acquisizione di YouTube. Estendere la propria aura in altri settori non è mai un male, anzi consente al brand di sperimentare forme e canali di comunicazione diversi da poter riutilizzare in tutti i rami aziendali.

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Ultimo aggiornamento:
1 agosto 2022
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