Marco Gasparini
L'intrattenimento in comunicazione per un coinvolgimento unico
Marco Gasparini
Titolare
MG’A Group
Quale engagement in comunicazione riesce, oggi, a gratificare a pieno l’individuo e a prolungare la sua attenzione nei confronti del brand, prodotto o servizio senza dispersività?
Il gioco, il sorriso e il sogno quali potenzialità hanno a livello comunicativo?
Il “sorriso” ritengo sia sempre vincente, in modo particolare ne aumenta la portata quando nella sceneggiatura è legato a un linguaggio surreale o accattivante. È senza dubbio una delle tecniche di comunicazione per eccellenza, tranne ovviamente nei casi in cui non risulti pertinente. Sorridere e far sorridere, comunque, non è facile. Sorridere è emozionare e con l’emozione possiamo aprire le porte all’appeal di qualunque messaggio. Quando il sorriso si abbina poi alle tecniche dello humor inglese il messaggio emerge al meglio. Sorriso e ironia possono essere richiamati anche dal solo visual. Pensiamo alle illustrazioni di Forattini: esempio perfetto di sintesi e arguzia.
A livello generale vedo il rischio di farsi prendere la mano, di inseguire cioè una comicità=sorriso con sketch esilaranti ma che non sono opportunamente legati con la marca e con il contenuto del messaggio, che così si disperde o passa in secondo piano. La tecnica del “gioco”, invece, valuto che per sua natura sia di breve durata. È utile solo per interventi di carattere strategico/commerciale. Credo poco che possa portare a una riflessione più profonda sul brand o sul prodotto sotteso.
Se devo creare un format per un programma televisivo la meccanica del gioco invece è tutto. È la vita della trasmissione stessa. Ma pensiamo a una promozione, per esempio, in fiera. In questo caso specifico mi trovo a dover far convivere le esigenze dell’azienda, che la promuove, con quelle del target obiettivo. Se devo proporre caldaie e coinvolgere in un gioco in diretta gli installatori, sicuramente avrò fatto un’operazione gradita a entrambi e con ricadute commerciali positive ma, in separata sede, dovrò agire con un altro gioco per l’utente finale.
Probabilmente “far star bene” il consumatore in termini motivazionali è la più longeva delle tecniche di intrattenimento, molto diversa da quella del “sorriso” e del “gioco” per tipo di applicazione. Può essere protratta e mantenuta nel tempo e applicata con varie metodologie. In primo luogo apre le porte alla sperimentazione diretta del prodotto (ad esempio sul punto vendita) e secondariamente anche ai social che vanno comunque costantemente seguiti, rafforzando così il brand awareness. In termini generali, trovo giusto proporsi in modo trasparente e sincero al consumatore per coinvolgerlo al meglio. Per la mia esperienza, anche le attività collaterali legate al settore di appartenenza del brand, generano il coinvolgimento del consumatore.
Pensiamo al risparmio energetico. Quando presento un prodotto e costruisco una comunicazione che indichi come inquinare meno e come riscaldare risparmiando più del 50% fornisco istruzione sull’argomento. Il consumatore coinvolto che si pone in modo attivo su questo tema, fa da passa parola. Ne deriva che la successiva comunicazione pubblicitaria di prodotto moltiplicherà nel consumatore motivato, l’atteggiamento di coinvolgimento con il brand già visto.