Felice Rusconi
Vice Presidente e Executive Producer Central Groucho
Il film premiato riguarda la promozione ‘Giochi Indiani’ per Mulino Bianco: quale può essere il contributo della produzione ad una campagna di questo tipo?
Nel caso specifico di ‘Spirit’, si è trattato un lavoro piuttosto tradizionale, in linea con lo stile comunicazionale Mulino Bianco, ma non per questo meno importante, visto che si trattava di un cliente come Barilla e di un’agenzia come Armando Testa.
Ma, parlando in generale, per noi un filmato di questo tipo non è molto diverso dal classico filmato pubblicitario: anche se nella campagna promozionale il protagonista del film è la promozione, tuttavia il prodotto – pur non essendo centrale – riceve, quando passa in campo, la stessa cura, la stessa attenzione di sempre.
Certo, a volte può capitare di avere qualche difficoltà in più, ma noi cerchiamo comunque di dare il massimo per ottenere il risultato migliore.
D’altronde negli ultimi anni le promozioni hanno assunto una importanza crescente per le aziende e si sono dimostrate uno strumento molto apprezzato dal consumatore, che viene in questo modo informato di una iniziativa che per lui interessante o vantaggiosa: dunque, anche la comunicazione si è adeguata, prestando maggiore attenzione a questo tipo di messaggio.
Tornando alla pubblicità ‘classica’, avete avuto una nomination anche per Crackers Gran Pavesi, con l’agenzia Nadler Larimer e Martinelli...
Sì, quella è stata una produzione abbastanza impegnativa, girata a Barcellona con il regista americano Jim Manera, con cui avevamo già lavorato per lo stesso cliente su Pavesini; poiché quella campagna aveva avuto molto successo, è stato riconfermato lo stesso team, ottenendo anche questa volta un buon risultato: ormai sono tre anni che il film va in onda, ma continua a funzionare, a restare fresco e attuale.
Il suo successo è merito della storia simpatica, con un tocco di humour, giocata sull’equivoco e sulla sua positiva soluzione grazie al prodotto, che viene spezzato in due e condiviso; è merito anche del buon story telling del regista, del suo taglio un po’ cinematografico, come pure del cast di bellissimi modelli scelti come protagonisti.
Parlando di registi e del loro ruolo: come nasce un rapporto di collaborazione?
Noi puntiamo a chiudere rapporti in esclusiva con registi: è una scelta premiante, perché ci si conosce bene, il rapporto è diretto, ci si capisce, il lavoro diventa più facile; questa decisione nasce in genere da un’esperienza di lavoro insieme, come nel caso di Ruben Andon: abbiamo fatto con lui un film, poi un altro, poi un terzo, abbiamo visto che il rapporto era ottimo, che il suo lavoro era apprezzato nelle agenzie e inoltre a lui, che è argentino, interessava restare un po’ nel nostro paese, quindi abbiamo deciso di consolidare la nostra collaborazione.
In altri casi la scelta nasce da un lavoro di scouting del nostro reparto Ricerca e Sviluppo: abbiamo due persone che si dedicano a questo, che vedono film, cortometraggi, spot e poi contattano, ricercano, guardano reel, tengono aggiornato il nostro archivio...
Nella fusione che ha dato vita a Central Groucho abbiamo unito due tradizioni: quella di Central Milano di andare a pescare registi free lance in giro per il mondo e quella di Groucho Film, che aveva invece cresciuto tanti registi italiani... abbiamo unito i due approcci e li portiamo avanti entrambi con decisione.
Questa ‘doppia anima’ quali altre conseguenze ha sulla vostra organizzazione, sul vostro modo di lavorare?
Central Groucho nasce dalla fusione di due strutture con una lunga storia alle spalle: una scelta che era stata dettata dall’esigenza di razionalizzare i costi e di rafforzarci sul mercato, addizionando i rispettivi target di riferimento, e che si è rivelata una scelta lungimirante, grazie alla quale siamo oggi tra le prime 10 case di produzione in Italia.
Questo ci permette di avere una forza maggiore sul mercato, di offrire un insieme di know how più ampio, più risorse, una struttura veramente a servizio completo: infatti abbiamo al nostro interno reparti di Ricerca e Sviluppo, Produzione, Edizione, Post-produzione... insomma, siamo una casa di produzione in grado di fornire dalla A alla Z qualunque servizio richieda questo lavoro, tutto realizzato internamente e dunque più controllato, meglio coordinato.
E questo mantenendo i vantaggi della piccola dimensione, che consente di essere più vicini al cliente, di avere un contatto diretto con le persone, di essere veloci, dinamici, flessibili.
Progetti per il futuro immediato?
Quest’anno, dopo l’ottimo risultato ottenuto l’anno scorso, puntiamo a crescere, ad acquisire nuove quote di mercato, nuovi clienti.
Quindi i nostri progetti per il futuro puntano al consolidamento della nostra struttura: in questo anno di attività abbiamo visto che, grazie ai buoni rapporti con i clienti e con le agenzie, grazie ad una struttura ben controllata con costi giusti, adeguati al servizio che offriamo, gli spazi ci sono, nonostante le difficoltà del settore.
Qual è l’aspetto più interessante di questo lavoro, e quali sono invece gli aspetti più critici?
Sono 11 anni che faccio questo lavoro e continuo a trovarlo affascinante: ogni volta si affrontano problematiche diverse, è un lavoro di team, in continuo sviluppo, sempre molto eccitante, molto entusiasmante, anche se molto faticoso e talvolta stressante, perché non ci sono tempi né orari, si è sempre sotto pressione; i clienti oggi sono molto attenti, bisogna fare tutto molto bene, non lasciare nulla al caso.
Questo è forse un aspetto critico: la crisi ha portato una riduzione dei margini ma i clienti pretendono lo stesso prodotto, con la stessa qualità; dunque c’è più concorrenza, è tutto più difficile, c’è più stress, mentre prima forse c’era qualche margine in più, c’era più libertà creativa.
Ad esempio, in passato si chiudeva un lavoro con del tempo in più, che consentiva di creare, di dare libertà al regista o ai creativi di potersi portare a casa qualche inquadratura in più, non prevista dallo storyboard iniziale, magari nata da situazioni che si venivano a creare sul set, dove a volte l’imprevisto può creare delle cose molto belle; questo non avviene più, non c’è più tempo: oggi il lavoro che richiederebbe tre giorni, lo si fa in due e bisogna comunque portarsi a casa il film, quindi sono giorni tiratissimi.
Dunque tutto è più compresso: i budget sono quelli, le comunicazioni sono sempre testate e stra-testate... insomma, c’è meno spazio di libertà nel potersi esprimere, c’è sempre meno spazio per l’immediatezza...
Questo cambia un po’ la filosofia del vostro lavoro?
Forse sì: oggi non si può fare altro che cercare di fare il proprio lavoro bene, cercare di dare un servizio preciso e professionale.
Ma in fondo credo che, a parte qualche difficoltà contingente, il nostro resti comunque un lavoro un po’ privilegiato: penso quindi che, nonostante tutto, continuerò ad apprezzarlo e a divertirmi...