Valeria Civa
WE TRUST IN...
Ispirazione e produzione creativa. L’ispirazione ci accompagna, e come si dice non dà preavvisi, la produzione spesso conferma le idee e il lavoro di team produce sempre i migliori risultati.
Valeria Civa
Heart of Content
Agenzia Copiaincolla
Come nasce l'ispirazione, per un creativo di oggi? Dove traiamo la nostra "ispirazione" che ci porta a rivelare ciò che esiste ma è nascosto?
Il nostro lavoro è partire da intuizioni, parole, sguardi nuovi. Come piace sintetizzare a noi, si tratta di vedere le cose di sempre con gli occhi di mai. Il mai visto, appunto. La radice della creatività sta lì.
Perché se non lo avevate mai visto, allora quello è qualcosa di creativo. Qualche tempo fa l'abbiamo spiegato con un album di figurine in cui abbiamo messo le mutande al David di Michelangelo. La vicenda biblica del David è una bellissima metafora della produzione di progetti creativi, al di là del fatto che siano più o meno legati al mondo della comunicazione. L'eroe di fronte ad una sfida che sembra superare le sue umane possibilità. David di fronte a Golia, un uomo al cospetto di un'impresa gigantesca. Non sono espressioni così lontane da quelle che sentiamo comunemente usare da chi ritiene di non essere creativo, di non essere in grado di pensare creativo. Per qualcuno Golia è il foglio bianco. Oppure la frase “Ma ormai cosa vuoi inventarti, è già stato fatto tutto”. Oppure il brief di un cliente. David invece è l'approccio creativo.
L'incoscienza di arrivare all'accampamento dell'esercito del re Saul e di offrirsi di affrontare il mostro. Ecco, un primo passo verso la creatività è dimenticarsi dei propri mostri. Non esistono creatività inarrivabili; esiste solo la capacità o l'incapacità di vederle prima degli altri.
Tra l'altro, anche la vicenda di Michelangelo al lavoro su quest'opera assomiglia incredibilmente alla sfida di David al gigante filisteo. L'artista era venticinquenne, con ancora poca esperienza. Di fronte aveva un monolite di marmo che era già stato il demone di molti artisti prima di lui, molto più accreditati di lui.
Almeno altri due scultori avevano provato a far emergere da quel blocco la meraviglia, arrendendosi di fronte alle complessità tecniche. Michelangelo fu incosciente, presuntuoso, creativo. Immaginò un percorso che altri non avevano saputo vedere. E vinse. Proprio come il suo David.
Come riconoscere la consapevolezza delle proprie competenze nel nostro ambito lavorativo? Come misurarsi con questo aspetto nello svolgimento dell'attività professionale?
Con la giusta consapevolezza di quel che siamo e che vogliamo essere. Siamo tutti arrivati ad inizio carriera e ci siamo tutti plasmati della stessa atmosfera, delle stesse ambizioni, degli stessi modi di vedere il nostro lavoro e dei differenti modi di vedere la realtà che ci sta attorno. È una visione fatta di umiltà, realismo e di continua specializzazione.
Ognuno di noi è concentrato su ciascun minimo dettaglio, tecnica e potenzialità della comunicazione. Continuiamo a lavorare su noi stessi e continuiamo ad assumere un paio di nuove risorse ogni anno. Siamo tutti a tempo indeterminato e non amiamo il rapporto agenzia freelance, oppure contratti a progetto. In quelle situazioni manca la sufficiente appartenenza alla nostra missione: produrre idee. E per farlo, è una questione di vita o di morte salvaguardare il capitale umano.
Crediamo che gli investimenti sulle persone siano un valore aggiunto impagabile per chi si trova ad essere un nostro partner. Studiamo di continuo nuove forme di conciliazione vita-lavoro e nuovi progetti interni. Ad esempio organizziamo i 45giri, 45 minuti in cui uno di noi può raccontare agli altri colleghi cosa fa e come lo fa; come ha disegnato quel sito web, da dove è arrivata l'idea per quella strategia, in che modo ha pianificato quella campagna.
Nel nostro mondo condiviso non ci si può più permettere di agire da soli. Con chi costruire alleanze per rispondere alle esigenze del mercato di oggi?
Lato agenzia, sicuramente con i nostri colleghi, per ricollegarmi a quello che dicevo prima. Lato cliente, forse la volontà di differenziarci dagli altri va rivalutata. Forse è molto meglio cercare un approccio che sia vincente per tutti quanti. Pensiamo all'emergenza covid-19. È bastato poco per capire come una cosa che ci sembrava così lontana potesse arrivare ad essere così vicina. È servito di più per capire che a differenza di altre catastrofi, altri disastri, altre disgrazie, questa emergenza avrebbe colpito tutti, senza distinzioni. E ha fatto sì che tutti reagissimo insieme. Che tutti capissimo che nessuno è indispensabile ma che è indispensabile che ognuno faccia il suo per il bene anche degli altri. Sul piano comunicativo, va cercato un approccio co-ragionando con altri brand.
Come hanno fatto i capi di stato, i medici di tutto il mondo, gli infermieri, gli insegnanti alle prese con google classroom, i bambini in didattica a distanza, i commessi dei super, come abbiamo fatto noi di copiaincolla con lo smart working. Nessun protagonista, se non il nemico. Può essere uno svantaggio, può sembrare perdita di visibilità, ma ci offre opportunità differenti e ci apre strade nuove e forse più profonde a livello concettuale.
Dire meno di sé per dire di più del mondo. E delle persone. Non importa se uno fa patatine fritte e l'altro vende detersivi. Importa unire le voci per dire una cosa ad un volume più alto.
Senza dimenticare che mai come ora è il momento di una comunicazione che non sia un'esclusiva di chi può permettersi i passaggi in tv durante Sanremo, ma anche quella di tutte le pmi che lottano con tutte le loro forze per ricominciare. Reinventarsi insieme, questa è alleanza.