Maurizio Badiani Direttore Creativo Expansion
Le Interviste Mediastars XII Edizione
Maurizio Badiani
Direttore Creativo Expansion
Ricordando le molte vittorie nel campo sportivo dei nostri colori, pensa che si possa verificare una combinazione altrettanto fortunata anche per quanto riguarda il settore della comunicazione italiana rispetto a quella estera?
Al di là dei suoi vizi capitali il nostro calcio costituisce comunque , nel suo complesso, un sistema virtuoso che lo porta ad essere competitivo sul piano internazionale: industriali in vena di spendere sovvenzionano le squadre più promettenti, investono fortune per accaparrarsi gli allenatori di maggior grido, ogni compagine che si rispetti dedica risorse per individuare e far crescere nuovi talenti. Una "spinta" che manca del tutto alla pubblicità italiana, stretta com'è in una morsa fatta di flessione economica e di miopìa politica.
Crede che il nostro settore sia ben rappresentato dalle Associazioni della comunicazione italiana? Con la Vostra struttura o personalmente aderisce a qualcuna di queste? Quanto si sente partecipe della loro iniziative?
Le associazioni di categoria fanno quello che possono. Assocomunicazione, per esempio, si sta battendo da anni contro il malcostume delle gare non retribuite e qualche buon risultato sembra sia stato colto. La partecipazione diretta all' attività delle associazioni richiede dedizione e, soprattutto, tempo, una risorsa che diventa ogni giorno più preziosa. In passato sono stato membro dell'ADCI e ho fatto parte del suo consiglio direttivo: lussi che oggi non posso più permettermi.
All'interno della vostra struttura riesce a delineare quali sono stati i risultati della sua attività di coaching?E in particolare pensa di essere un buon coach di se stesso?
Qualcuno mi ha definito un buon allenatore. Più di una volta ho individuato talenti in erba che in pochi anni sono diventati creativi affermati e superpremiati. L'attività di coaching dovrebbe essere uno dei compiti principali di un direttore creativo: per esercitarla ci vuole intuito, pazienza, un po' di psicologìa e una buona dose di altruismo. Qualità che raramente convivono in una personalità creativa, di solito portata ad essere egocentrica e accentratrice.
Anche la capacità di gestione è una merce rara. Conosco creativi capaci di fare grandi campagne ma che hanno difficoltà anche a dirigere sé stessi.
In Expansion ho cercato di diffondere la cultura di un fare positivo: un atteggiamento che credo stia alla base di molti dei risultati raggiunti.
Le è capitato di pensare di aumentare le capacità del proprio team, cercando di migliorare le competenze e le performance relative, intervenendo con un approccio mirato alla collaborazione con professionisti free-lance?
Il mondo della comunicazione è cambiato molto negli ultimi anni. Con l'ingresso dei nuovi media e della nuove tecnologie si sono create specifiche competenze di cui le agenzie non possono più fare a meno. Alcune di queste sono diventate parte integrante della nuova struttura di Expansion. Altre costituiscono invece un patrimonio di relazione in continuo divenire che si arricchisce ogni giorno. E' un patrimonio importante a cui dedichiamo un'attenzione speciale che si concretizza in un' attività di monitoraggio continuo del mercato, di scouting e selezione.
In un mercato sempre più competitivo la motivazione e la forza del gruppo possono essere ciò che fa la differenza. Quali possono essere a Vostro giudizio le potenzialità di un buon coaching, dovendo quindi intervenire su team di progetto orizzontali, verticali e anche trasversali?
Non è facile motivare le persone, specialmente i più giovani, in un momento in cui le gratificazioni economiche non possono più essere usate come prima leva e le prospettive di crescita professionale sono alquanto incerte. Per quanto posso, cerco di valorizzare le qualità di ciascuno e di distribuire i progetti in maniera equa e trasversale. Spesso, proprio per stimolare la crescita dello spirito di gruppo, metto a lavorare insieme su uno stesso progetto quattro o cinque creativi. E' un modo di lavorare che ha effetti psicologici positivi ma che non sempre è praticabile essendo dispersivo in termini di risorse impiegate. E il lavoro di agenzia deve coniugare obiettivi e qualità con le rigide leggi del progress.
Pensa che questo esempio possa rappresentare anche il caso Vostro?
Qualcuno ha previsto che il mondo della comunicazione vedrà più cambiamenti nei prossimi 5 anni di quanti ne sono avvenuti nei precedenti 50. Per questo non possiamo esimerci da "try arder "in modo da trasformare le difficoltà che ogni cambiamento comporta in nuove opportunità da cogliere.