Marianna Peluso
Consumer Playmaker: Nella delicata fase d’arrivo presso l’audience di riferimento, quali sono le condizioni che regolano la buona ricezione del messaggio?
Marianna Peluso
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L’utente come percepisce la diversa tipologia di messaggi nell’affollamento quotidiano degli avvisi pubblicitari? Quale tipo di engagement risulterà maggiormente gradito?
Se ci riferiamo all’utente medio, e quindi non a chi svolge professioni digitali in senso stretto, posso dire che si sente sempre più confuso e disorientato. Le aziende comunicano con toni sempre più familiari per fare breccia. Di per contro però i messaggi sono talmente infiniti e, talvolta similari, che non si centra l’obiettivo di engagement. La potenza dei social media e della comunicazione digitale in un primo momento stava invece nell’originalità. Bombardati dalle informazioni in strada, grazie al web si riusciva a promuovere attività ed eventi molto più che con una locandina. Oggi però l’offerta è davvero troppa e la qualità rischia di abbassarsi sia nel prodotto che nella modalità di comunicazione.
Spesso non ci accorgiamo di quanto gli algoritmi stiano pilotando le nostre scelte attraverso l'utilizzo dei Big Data. Quale sarà Il futuro della comunicazione? Sarà esclusivamente Data Driven o c’è la possibilità di una svolta creativa Human Driven?
La tecnologia ha conquistato il nostro pianeta è indubbio. E’ diventata nel giro di poco meno di due decenni l’elemento più importante. Si, è giusto, siamo dinanzi ad una “quarta rivoluzione industriale”. Questi oggetti digitali determinano delle prassi indispensabili che prima non eseguivamo. Così come al tempo lo determinarono le macchine, il ferro, il vetro: una modifica della la vita di tutti noi. La comunicazione digitale a mio modesto parere sta diventando, rispetto ai suoi esordi, sempre più ricco di creatività umana. Se nei primi esperimenti digitali il tutto appariva macchinoso e inumano oggi si va via via verso la personalizzazione digitale. Verso l’Human Driven? Anche perché non ne possiamo fare più a meno. E’ la forma di comunicazione più veloce e comoda che l’uomo abbia mai usato, ed è lì a portata di mano sempre! Non bisogna negare come però la comunicazione digitale abbia inciso sulla mutazione dei rapporti umani e interpersonali. Chi è nato nell’era analogica ha meno propensione nel farsi assorbire dal web. Ma la popolazione giovane rappresenta la categoria più affetta dalla sindrome di dipendenza digitale. Sta ai genitori insegnare ai piccoli che esiste anche un’altra strada parallela fatta di disegni a mano libera (senza tablet!), di pizze con gli amici e non solo di giochi e di app da scaricare.
All’interno di un mercato sempre più esigente e competitivo, l’elemento cardine per le aziende resta la reputazione, attraverso la quale sono quotidianamente sotto esame da parte dei consumatori. La sostenibilità può aggiungere personalità al brand, suscitando un interesse più marcato nelle nuove generazioni?
Sicuramente la tendenza a creare campagne sempre più familiari nel tone of voice è proprio collegata all’esigenza di emozionare. E’ risaputo come le “green practice” siano collegate alle performance di successo di un’impresa. Tutti ci tengono a fare apparire bello, sano e green il proprio prodotto. Basta notare gli scatti aziendali usati su Instagram il social più propenso allo storytelling emozionale. Si tratta di una sfida imprenditoriale sempre più importante che le aziende italiane stanno iniziando a sostenere. La propensione alla scelta etica affonda le sue radici in realtà nel decennio scorso. Adesso la comunicazione della qualità green è più visibile grazie appunto alle campagne in digitale. Sempre più importante è diventato il peso dei blogger-giornalisti green nella decisione all’acquisto. Ci avete fatto caso? Inoltre le Istituzioni iniziano a premiare le aziende che mostrano un impatto positivo certificato sull’ ambiente e la società. Direi che siamo sulla strada giusta.