Elisa Airaghi e Manuela Cappellini
Consumer Playmaker: Nella delicata fase d’arrivo presso l’audience di riferimento, quali sono le condizioni che regolano la buona ricezione del messaggio?
Elisa Airaghi
Co-Founder & Owner No Words
Manuela Cappellini
Co-Founder & Owner No Words
L’utente come percepisce la diversa tipologia di messaggi nell’affollamento quotidiano degli avvisi pubblicitari? Quale tipo di engagement risulterà maggiormente gradito?
Come comunicatori, ci rendiamo conto che ad oggi, la consapevolezza del consumatore in relazione alle attività promozionali digital è variabile, in base a età ed ambiente di appartenenza. Per noi addetti al settore qualsiasi messaggio in uscita dai canali Social di un brand viene letto in automatico come "pubblicità", sia che si tratti di contenuti ispirazionali, sia di fronte a call to action definite e plateali. Ma per coloro che appartengono ad altri settori, per il pubblico meno avvezzo all'uso dei Social o, più semplicemente, chi non conosce le dinamiche delle PR (parliamo soprattutto per l'ambito moda in cui No Words è specializzata), l'uso di un prodotto da parte di un blogger o i vari "concorsi" online che promuovono user generated contents, vengono ancora percepiti come genuini ed ingaggianti. C'è da dire che alcuni dei veli sono caduti, quando si è parlato molto del binomio Ferragni-Fedez su tutti i tipi di media, gridando alla "trovata di marketing". In sostanza, alla lunga il risvolto pubblicitario di questi mezzi sarà gradualmente chiarito al grande pubblico ma siamo ancora lontani da un percepito simile. C'è ancora chi, pur lavorando in un negozio moda, pensa che i blogger comprino i prodotti perché innamorati del brand e non siano assolutamente pagati per postare e taggare.
Spesso non ci accorgiamo di quanto gli algoritmi stiano pilotando le nostre scelte attraverso l'utilizzo dei Big Data. Quale sarà Il futuro della comunicazione? Sarà esclusivamente Data Driven o c’è la possibilità di una svolta creativa Human Driven?
I dati sono il futuro. C'è da dire che la creatività umana è assolutamente inestimabile ed ineguagliabile. Ma di fondo, quello che chiedono tutti i nostri clienti sono i dati. Le strategie Social messe in campo possono essere declinate con le migliori grafiche e fotografie; possiamo selezionare i blogger e gli influencer più in target, in linea con l'immagine del brand... ma alla fine si arriva al punto: il dato. Persino risvegliati dall'infatuazione per i grandi nomi, non ci accontentiamo più del titolo sulla copertina del magazine più prestigioso: alla fine chi lo legge? In quanti nel mio target? Insomma, non per tutte le aziende si è già a questo punto, ma come agenzia ci sentiamo di promuovere e portare alto il valore dei dati. I nostri risultati in termini di comunicazione devono di base essere belli e di impatto, ma allo stesso tempo raggiungere il contatto corretto, nel momento corretto, rispondere ad un'esigenza. Solo così il messaggio sarà davvero letto nella maniera corretta. E ancora: inviamo una newsletter a X persone; ma in quanti la leggono? Qualcuno clicca sui link per approfondire? Forte di queste convinzioni ben confermate dall'andamento del panorama di comunicazione, uno dei nostri clienti, iDigital (http://www.idigitalcompany.it/) ha ideato una piattaforma proprio dedicata a massimizzare la strategia del dato, a supporto di comunicazioni sempre più efficaci. Lavorare per un progetto innovativo come quello di iDigital ci ha confermato quello che già intuivamo come consumatori ebbene sì, anche noi siamo consumatori e fruitori del Web! Tutti, anche quello più sprovveduto, come direbbe il Diritto della Pubblicità, si accorgono di come il Web ci monitori... siamo alla ricerca di una nuova macchina su google? visitiamo alcuni siti...? E da lì a poco "casualmente" apriamo FaceBook e troviamo il nostro feed costellato di post sponsorizzati che mostrano automobili di vario tipo... strano vero?
All’interno di un mercato sempre più esigente e competitivo, l’elemento cardine per le aziende resta la reputazione, attraverso la quale sono quotidianamente sotto esame da parte dei consumatori. La sostenibilità può aggiungere personalità al brand, suscitando un interesse più marcato nelle nuove generazioni?
Proprio martedì 4 aprile saremo ad ascoltare una conferenza presso IULM sulla moda sostenibile. La strada sembra spianata, ma effettivamente il trend esiste da anni, ricordo di aver scritto nel 2004 una tesi su LifeGate, che con Impatto Zero già tracciava una rotta ben definita in ambito consumo sostenibile. Progetto tuttora funzionante e in grande sviluppo. Diversi brand da noi seguiti, come Yogaessential - brand dedicato alla disciplina dello Yoga, collaborano a progetti sostenibili... ad esempio, producendo una collezione in fibra di Bamboo e rendendosi attivi socialmente grazie ad una collaborazione con Oxfam. Il consumatore percepisce positivamente queste azioni, e si sente più soddisfatto nel procedere con l'acquisto. Certo a livello di comunicazione è importante che le aziende che procedono su questa via, abbiano tutte le carte in regola per farlo, onde evitare un effetto boomerang negativo. Di fondo, se con questi metodi è possibile fare del bene, perché no?