Pasquale Arria
Il viaggio del Messaggio: Dal brief in poi il messaggio vive diversi processi creativi che fanno in modo che una volta arrivato a destinazione, il viaggio non si fermi...
Pasquale Arria
Ceo &Founder
Realize Networks
Quale metodo deve perseguire il professionista per sviluppare un contenuto di valore che arrivi al destinatario del messaggio e che da lì riparta per prendere nuova vita?
Noi partiamo dal presupposto che tutti possono essere dei content provider e quindi cerchiamo di farci sempre ispirare da tutto, di non sottovalutare nulla.
Rispetto a quella che è la nostra esperienza, di agenzia che fa branded content e branded entertainment e in accordo con il brief ricevuto, cerchiamo sempre di creare un contenuto esperienziale. Questo vuol dire ideare e produrre occasioni partecipative, che generano coinvolgimento attivo dell’utente.
Far vivere qualcosa da ricordare e raccontare è un elemento che fa la differenza, così come suscitare un’emozione o un sentimento. In questo caso il messaggio resta vivo, si trasmette perché alla base di tutto c’è una storia.
Oggi in quale misura siamo disposti a seguire il content marketing di marca? I social favorendo la condivisione sono il canale ideale per ingaggiare l’utente?
Figure come l’head of content e il content strategist sono molto importanti all’interno di una azienda perché il loro ruolo guida l’attenzione dell’utente, sono una sorta di nuovi storytellers, possono in alcuni casi creare dei momenti di discussione e confronto. L’utente è disposto a seguirli ? La mia risposta è si, a patto che il contenuto che raccontano sia rilevante, di qualità, coinvolgente e informativo.
Se così è, gli utenti seguono e nel migliore dei casi possono diventare anche involontariamente, a loro volta promotori di quel contenuto. E’ importante essere consapevoli che siamo e agiamo in un ambiente di conversazione. I social, quindi, sono un canale da cui non si può più prescindere. Non so se siano il mezzo ideale per ingaggiare gli utenti, perché dipende dai casi, ma sono un mezzo che va sempre considerato parte integrante di una strategia di comunicazione.
Sono altresì mezzi da presidiare per poter rispondere al meglio agli utenti e per ascoltarli. Ovvio che una strategia non si esaurisce con i canali social, ma questi device sono fondamentali per raccontarsi al meglio, costruire una relazione, rafforzare il legame con la nostra base utenza e per incontrare nuovi utenti.
Quali sono gli errori da non commettere in comunicazione?
Partiamo dal presupposto che si comunica sempre, però non possiamo comunicare con tutti e coinvolgere chiunque. E’ importante individuare un target preciso, ritagliarsi una fetta di pubblico e coltivarla.
Non dimentichiamo che il pubblico non ha tempo, quindi non dobbiamo cadere nell’errore che possa vedere tutto e che possa essere coinvolto in tutto.
Io poi sto con gli “haters”, può essere una affermazione forte….ma credo che sia preferibile portare avanti una posizione, un certo tipo di comunicazione che crea “amici” e “nemici“, piuttosto che essere neutri. Seguire un filone è una risorsa, perché genera una discussione e dal confronto nascono idee.
Dobbiamo essere capaci di reagire all’imprevisto, di sfruttare una situazione che non era preventivata perché, se si sa cogliere, può generare nuove opportunità.
Ovviamente questo non è un decalogo, ma sono una serie di punti che per noi sono importanti.
Di casi eclatanti e borderline nel nostro paese ce ne sono stati, ma ne hanno già parlato ampiamente i giornali nel momento in cui sono avvenuti. Quello che mi preme sottolineare è che alcuni di questi erano legati ad una comunicazione che esprimeva una opinione su temi che interessavano l’opinione pubblica. Ecco, al di là delle reazioni che si sono scatenate, io ho trovato positivo tutto il dibattito che ne è venuto fuori. E questo fa tornare all’ambiente di conversazione di cui parlavo prima. Viviamo in un mondo dove non possiamo più ignorare la relazione e l’ascolto del proprio pubblico.