Gaetano Grizzanti
Mostra BRAND ART
Palazzo Isimbardi Provincia di Milano
Corso Monforte 35 - MM 1 SAN BABILA
12-13 giugno 2014 Milano
Un nuovo linguaggio nell'Arte contemporanea
Gaetano Grizzanti, dopo un lungo intervallo di decantazione occupato a far distanza dalla formazione accademica insoddisfacente ai traguardi conseguiti da un lavoro parallelo eppur diverso, è andato maturando il pensiero e la "comunicazione" che voleva con noi.
È bene dire che lui, l'Autore, è ben consapevole di viverci nella società che ci tocca condividere in questa livida alba del terzo millennio. Gaetano Grizzanti ricomincia da due, non da tre come afferma Massimo Troisi anni fa. È un processo di riduzione, di sfondamento, di umiltà che rimette in gioco l'accademia ed anche, per altre vie, il suo stesso mestiere di designer.
La destrutturazione
Ricomincia da due perché due sono gli elementi serbati dall'antica maniera: la tela, cioè il luogo e il pennello, cioè l'attrezzo. Fin dal 2000 Grizzanti ha dato vita a questa ipotetica “corrente” artistica a cui dà nome "ICONISMO". Ma prima di iniziare a emergerci in questo ampio argomento è bene analizzare i due elementi che ho già evidenziato. Il luogo e il mezzo, che, per intanto, non son per nulla nuovi, anzi sono ben noti e radicati nella tradizione pittorica del nostro paese dal 1500 in giù, per stare in grandi linee.
È da considerare quindi il fatto che quando andremo ad analizzare vuole essere "Pittura" e vuole essere "Arte". Ma quale "Pittura"? Quella che è possibile rintracciare, salvare, enucleare, guardare, mostrare e fare oggi. E quale "Arte"? Quella con la quale dobbiamo imparare a fare i conti, quella che da noi, in Italia, non decolla mai, quella che è contemporanea ma ferma alla "Macchia" di Marteili e Fattori. Ecco quindi che, con cautela ed umiltà, Gaetano Grizzanti, salvati quei due elementi, inizia il cammino di nuovo linguaggio nell'Arte.
Nel naufragio ha portato con sè i colori, quelli puri e squillanti che gli hanno fatto compagnia nel suo lavoro di grafico. Li usa però con parsimonia, due, massimo tre alla volta. Un colore per la campitura del fondo e pocopiù per l'immagine prescelta. Il soggetto si staglia al centro di un campo parco, parcamente sommessamente compreso in linee ferme e decise che non vogliono cedere nè alla morbidezza, nè al geometrismo. Vogliono solo essere linee funzionali alla comunicazione della forma prescelta. Funzionali alla composizione e a veicolare il messaggio appalesato eppur nascosto dall'atrofia mentale generalizzata, indotta dalla sciatta e ridondante massa di immagini che la nostra società quotidianamente ci propina. Così il tubo catodico ci veicola ciarpame kitsch pseudo tridimensionale, ma più piatto e afono dello schermo che lo mostra, nonostante gli squillanti jingle che li accompagnano assordandoci.
Certo, riguardando il campionario proposto da Grizzanti, le tele hanno pressappoco la dimensione dello schermo, ma il pennello e il colore fanno, attraverso la mano e il pensiero dell'Autore, una immagine isolata, non farraginosa ma fresca, monda, che si offre appetibile come un frutto appena colto ai nostri occhi pigri e negligenti; che non sanno leggere, ormai, nessuna immagine.
Ad aiutare gli svogliati spettatori, Grizzanti, appone le didascalie, ovvero i titoli delle opere, che sono l'invito a entrare, nel luogo interattivo della tela, dove l'ICONA giocherà senza ADSL e senza Carica (energetica o monetaria che sia). L'invito è quindi a usare il cervello, il nostro, e di partire dal dipinto per percorrere un giro in noi, attorno a noi e mondo di oggi, del reale e/o dell'effimero.
Emanuela Catalano
Storica dell'Arte, Docente ordinaria di storia dell'Arte nei corsi di Perfezionamento dell'Istituto d'Arte di Firenze