Michele Di Salvo
Qual è in Comunicazione il rapporto fra Creatività, Tecnologia e Formazione
Michele Di Salvo
CEO
CrossMedia & Advert
Come si rapportano oggi Creatività e Comunicazione?
Oggi è essenziale che qualsiasi attività comunicativa sia di per sé stessa creativa. Non penso che essere creativi voglia dire per forza anche essere portatori di novità. Spesso le idee semplici, che si rifanno a slogan, parole d’ordine o elementi concettuali, anche visivi e di design, sono più creative e originali del “nuovo” a tutti i costi. Aggiungo che creatività non è semplicemente “essere fuori dagli schemi” ma è - si veda la matrice semantica della parola stessa - vero e proprio atto di creazione.
In questo senso, uscirei anche dall’idea che la creatività in comunicazione sia un qualcosa di attinente solo alla sfera formale o estetica. Comunicare nuovi concetti, idee, contenuti e prodotti, significa “creare creativamente” nuovi linguaggi e nuove immagini che devono “arrivare al pubblico”.
Come la Tecnica e Tecnologia aiutano la Creatività?
La tecnica e la tecnologia sono strumenti. Conoscerli è fondamentale per usarli al meglio e “creare” nuovi linguaggi in linea con ciò che si vuole comunicare. Di per se stessi però un computer all’avanguardia, un tablet touch-screen, Photoshop o premiere non aggiungono nulla alla creatività in sé o alla comunicazione. Ne ampliano solo lo spettro delle possibilità e potenzialità espressive; da soli non elaborano alcun concetto, prodotto o messaggio. È fondamentale questo passaggio, che apparentemente sembra scontato, proprio perché dobbiamo mettere al centro la mente umana, la sua capacità di avere “visioni” e di concepire le forme e i modi di comunicare i contenuti. In questo c’è imprescindibilmente anche una implicazione di responsabilità del messaggio, del contenuto e delle forme scelte, che sono e restano umane. Ciò detto, è ovvio che se non consci lo strumento la migliore idea farà fatica a venir “fuori”.
Si può diventare creativi? Quale è l’importanza della Formazione?
Non si può diventare creativi. Si è tali. Questo ovviamente per coloro che intendono operare nella comunicazione a livello professionale, perché la creatività è insita nella natura stessa dell’uomo e nel suo bisogno di comunicare. Chi è più creativo, e vuole operare nel settore della comunicazione, deve poi necessariamente formarsi, non solo per una conoscenza dello strumento “esterno” - ovvero la tecnica delle arti visive ed espressive in generale - ma soprattutto per sviluppare, affinare, convogliare, potenziare e valorizzare la spinta e il talento creativo che ha in sé.
Parlerei quindi di tre diversi momenti formativi, tutti essenziali e imprescindibili. Il primo momento è quello della formazione tecnica, che non si esaurisce in aula, nella pretesa che ci sia qualcuno che trasmette e qualcun altro che riceve e conseguentemente impara, ma che preveda un esercizio pratico, concreto e costante, fatto di obiettivi. Vi è poi un momento personale, in cui si impara a conoscere, valorizzare e gestire, le proprie risorse creative soggettive: in questa fase si ha meno necessità di “professori” e più di “maestri”. Infine, vi è il momento pratico di attività formativa, in cui i primi due momenti descritti trovano una sintesi concreta nella declinazione quotidiana del mondo del lavoro: tempi, modi, forme e linguaggio, una sorta di formazione “vera” tendente a “imparare a comunicare la propria creatività” e trasformarla in azioni e atti concreti, e soprattutto motivati.
Come legare creatività e business in una Visione Strategica di agenzia-azienda?
Al contrario. Nelle aziende improvvisate e piccole, guardando al nostro panorama nazionale, la creatività viene spesso ritenuta un costo inutile. Laddove si prendono in analisi le eccellenze, anche nel nostro paese (pensiamo ai settori della moda, del design, ma anche della grafica, dell’architettura e della comunicazione), scopriamo invece che i creativi sono l’elemento motore di ogni comparto: dal marketing allo sviluppo, fino alla ricerca. Laddove poi sono davvero creativi, oltre a esserlo diventano manager, mediatori capaci di organizzare lavori in team, e figure in grado di gestire la soluzione tecnica e produttiva migliore. Per farlo occorre una formazione estesa che si fonda su indiscutibili doti umane e personali, su molto lavoro in “seconda linea” senza alcuna pretesa o fretta di arrivare e molta invece di imparare, e soprattutto sull’avere qualcosa da dire, anche grazie alla conoscenza di marketing e produzione aziendale, più specifica. Queste sono figure professionali strategiche che diventano irrinunciabili per qualsiasi azienda che voglia essere oggi competitiva.