Luca d'Alesio
L'intrattenimento in comunicazione per un coinvolgimento unico
Luca d'Alesio
Direttore Creativo
Touché
Crede che l’intrattenimento attraverso il sorriso in tutte le sue espressioni possa rappresentare una tecnica di comunicazione interessante? Pensa che si possano riprodurre elementi che richiamino l'ironia anche con tecniche di visual?
Da sempre l’ironia è una delle tecniche più efficaci di engagement per creare empatia tra marca e consumatore. Se il computer è il mezzo più usato di questo secolo (tra blog, social network, quotidiani on-line, mille siti web, giochi e quant’altro), oggi più che mai dobbiamo catturare una quota di memoria in termine di graffio per farci notare. L’azienda leader, oggi, si prende in giro, lavora nell'understatement ride e scherza con il suo pubblico.
Superficialmente sembra agire in modo semplicistico, ma la vera potenza sta proprio nella semplicità. Spesso la comunicazione sintetica, che lavora bene nella sinergia tra copy e visual, in maniera non banale e generando un concept in grado di catturare l’attenzione e produrre consensi, crea di per sé un sorriso sul volto di chi l’osserva. Non è una grassa risata, ma la comprensione di una facile quanto intelligente equazione di decodifica che fa scattare il meccanismo del ricordo. Non è una cosa facile da ottenere, perché a volte è più difficile comunicare con coraggio, in modo semplice ma non scontato quindi efficace, invece che arroccarsi in prosopopee macchinose.
Ma quanti clienti, al di là delle belle parole, riescono davvero ad avere la forza di buttare il cuore oltre l’ostacolo? Quando succede si genera anche un formidabile passaparola, del tutto spontaneo, che è alla base del viral marketing ed è in grado di contaminare tanti nuovi altri possibili consumatori, specie in quest’epoca dove lo “sharing” ha preso il posto dello “share”.
Quale è l’importanza dell’esperienza ludica, del gioco, nell'intrattenimento dell’individuo? Quanto è importante creare un meccanismo interessante, per ottenere l'attenzione e divertire le persone facendole anche riflettere?
Come diceva Bill Bernbach: "Nessuno potrà mai sapere cosa avete di interessante da proporgli se non vi ascolta. E nessuno vi ascolterà mai se non vi nota." Se la gente non è pagata per ascoltare e il mondo va talmente veloce che genera stress, far divertire l’individuo è di per sé un valore sociale e un mestiere che altre discipline adottano regolarmente (film al cinema, trasmissioni e quiz televisivi, cabaret a teatro, tanto per citarne alcuni…).
E’ chiaro che la pubblicità deve necessariamente lanciare un messaggio a scopo commerciale. Ma, come tutte le altre forme di comunicazione, è un gioco di complicità tra chi la osserva e chi la realizza. Anche un comico sappiamo bene che è un attore pagato che ha studiato bene la sua parte, ma non per questo ci fa essere prevenuti nei suoi confronti e impedirci di sorridere.
Quanto è importante far sentire ogni individuo una persona speciale cercando di renderlo davvero protagonista, motivandolo e facendolo diventare così brand partner? Far star bene il consumatore ricaricandolo di energia rinnovata, come crede possa essere legato alla parola, spesso abusata, di benessere?
Il sorriso è una via, ma non è l’unica. La tendenza del momento è, credo, “intimistica”. Assistiamo a messaggi, specie nel settore automotive, dove una voce narrante traccia filosofiche quanto poetiche affermazioni sulla personalità e il rispetto di certi valori di cui forse ci eravamo scordati. In effetti la crisi con cui dobbiamo relazionarci è non soltanto economica, ma appunto valoriale. Un’educazione alla riscoperta degli aspetti importanti della vita e alla coscienza dell’io, non può che generare benessere interiore e positività.
Tuttavia, alla lunga, il pericolo più grande a livello di messaggio è una omogeneità a carattere tematico che può risultare generalistica quanto ipocrita. Il nostro dovere sarebbe quello di sperimentare, in partnership con il cliente, nuove strade su cui dirigere una comunicazione originale, perciò memorabile. Ovviamente, mai più di oggi, ottimistica.