Luca Cavallini
L'intrattenimento in comunicazione per un coinvolgimento unico
Luca Cavallini
Socio e Direttore Clienti
Artefice Group
Quale engagement in comunicazione riesce, oggi, a gratificare a pieno l’individuo e a prolungare la sua attenzione nei confronti del brand, prodotto o sevizio senza dispersività?
Il gioco, il sorriso e il sogno quali potenzialità hanno a livello comunicativo?
Racconta Gianni Rodari, in una nota favola, che due bambini giocavano nella pace del cortile a inventarsi una lingua tutta per loro con la quale parlare senza farsi capire dagli altri. Uno disse: “Brif, braf”, l'altro “Braf, brof” e scoppiarono a ridere. Due anziani signori, ognuno in casa propria e al balcone, commentavano, la signora trovando sciocchi quei bambini, il signore dicendo che, invece, lui li capiva. I bambini ricominciarono a parlare nella loro lingua: “Maraschi, barabaschi, pippirimoschi”, disse il primo. “Bruf”, rispose il secondo. E giù di nuovo a ridere tutti e due. La signora era sempre più dubbiosa ma il signore, ancora una volta, sostenne di avere capito: “Il primo ha detto: come siamo contenti di essere al mondo. E il secondo ha risposto: il mondo è bellissimo”. “Ma è poi bello davvero?”, insisté la vecchia signora. “Brif, bruf, braf”, rispose il vecchio signore.
Aldilà del fatto che con certe domande l'ironia e il divertimento sono l'unico linguaggio plausibile, per farsi coinvolgere (e per coinvolgere) in profondità occorre l'anima bella.
Il pensare, come Pasolini ne Il pianto della scavatrice, che: 'Solo l'amare, solo il conoscere conta, non l'aver amato, non l'aver conosciuto'. Non c'è età, non c'è ragione che tenga, non pigrizia né sfiducia né cedimento: è la disposizione d'animo che consente l'accesso al linguaggio del coinvolgimento, a una dimensione ludica. E alla partecipazione. Ed è questo lavoro di continuo riallineamento degli stati d'animo attraverso il proprio linguaggio che il brand oggi è sempre più chiamato a esprimere nel nostro tempo a scomparsa: che si apre e si chiude con grandi rapidità, sovrapposizioni, simultaneità e tecnologia. I prodotti che popolano oggi i complessi commerciali, i loro ritmi, velocità, movimenti, suoni e parole, alimentano un sistema denso: il grado di vulnerabilità, anche per i marchi più affermati, è molto alto. Ma si tratta di una velocità/volubilità dei desideri all'interno della quale il brand non ha interesse ad azionare una corsa al rilancio quanto, piuttosto, ad affidarsi e confidare in una prossimità con il consumatore in grado di intercettare il tempo effettivo delle persone, la capacità di ascolto dei “Brif, bruf, braf”.
Se si considera un'aspettativa di vita media di ottant’anni, ci si accorge facilmente, per esempio, che alla fine della propria esistenza una persona ha passato circa un anno a lavarsi i denti (15 minuti al giorno per 365 giorni all'anno), quasi trent'anni a dormire e chissà quanti a guardare la tv, parlare al telefono o in coda sulla tangenziale. Il tempo effettivo, allora, è quello che ti dice chi sei e che cosa hai messo insieme nel corso della tua esistenza. Il tempo effettivo è quando stai bene e ti senti in pace, quando non hai fretta, quando sei consapevole. Il tempo in cui creare linguaggi e strumenti d'accesso. In cui il coinvolgimento diventa coinvolgimento effettivo.