Tobia Repossi
Architetto e Partner Zona Uno™
TAVOLA ROTONDA - 31 Maggio 2011
Gaetano Grizzanti (Moderatore dell’incontro):
Per quest’occasione sono stati invitati professionisti di tre differenti realtà: da un lato abbiamo quella delle agenzie - le vere protagoniste della serata - dall’altro quella delle aziende, per passare attraverso la realtà accademica. Lasciamo subito la parola a Tobia Repossi, architetto, designer e titolare dell’agenzia ZonaUno. A partire dalla sua esperienza e dal tema scelto per questa Tavola Rotonda e cioè Parole e immagini nell’informazione e comunicazione moderna, gli chiedo: come parole e immagini interagiscono oggi e quale differenza rintraccia, nell’era del digitale, tra uno spazio di prodotto fisico e uno di prodotto virtuale.
Tobia Repossi:
Innanzitutto buona serata a tutti. Il rapporto esistente, oggi, tra parole e immagini in termini generali è molto complesso. Nel mio piccolo mondo, fatto di oggetti, di architettura e di design industriale, da una parte, ma anche di comunicazione, dall’altra, molte sono le differenze rintracciabili. Penso da un lato, infatti, al carattere di immanenza e di estensione temporale e dall’altro a quello di obbligatorietà, propri dell’architettura e spesso anche dell’oggetto, ma non così della comunicazione tradizionale. In comunicazione esiste sempre la possibilità di cambiare canale o di voltare pagina, di non cliccare su quel link o di utilizzare una x, in alto a destra, per chiudere in qualsiasi momento una finestrella pop-up. L’oggetto, invece, che per quanto mi riguarda è legato alla rete urbana, è consolidato e solido. Mi spiego meglio. Se passo tutti i giorni sotto una medesima struttura architettonica, sono obbligato a vederla, così come mi accade con il porta biciclette che utilizzo quotidianamente, solo per citare un esempio nel campo del design di prodotto.
Subentra a questo punto anche un discorso di professionalità. Nel mondo della comunicazione parola e immagine, tanto quanto slogan e scatto fotografico, si legano a figure professionali particolari e cioè copy e art. La componente testuale e quella visuale difficilmente esistono nel mondo del design. Si parla più di forma e funzione e relative differenze.
Vi è, poi, una terza e ultima considerazione generale da farsi che si lega al concetto dell’interfaccia. Le interfacce a livello di spazio architettonico sono decisive, tanto quanto una maniglia, una presa o una qualsiasi interfaccia che un oggetto possiede e che ne consente l’utilizzo. I progetti di architettura e di design sono vincenti o fallimentari anche da questo punto di vista. Capita sempre più di frequente, oggi, che anche in termini di comunicazione l’interfaccia, e la partecipazione che ne può derivare, acquisti un ruolo decisivo nel concorrere al successo di una campagna. Pensiamo, infatti, a quella americana del Presidente Obama o, più di recente, a quella di Pisapia, Sindaco di Milano. È stata smontata l’idea di testo-immagine o di rapporto linguistico-visuale a favore della partecipazione, a fronte della voglia del consumatore medio di non essere più un target senza coscienza. In entrambi i casi, lo slogan è stato scelto per colpire ad effetto, la rete lo ha esasperato e le campagne derivanti sono state partecipative al massimo. seppur non erano nate con questa iniziale intenzione.
Concludo affermando che, pur non sapendo cosa vi sia esattamente sotto questa richiesta del consumatore, così come le interfacce sono determinanti da sempre in architettura e nel design, lo potranno diventare per sinestesia sempre di più nell’ambito della comunicazione.
Gaetano Grizzanti:
In sintesi la parola chiave, oggi, pare essere coinvolgimento, a prescindere dallo strumento. Va comunque aggiunto come, rispetto al passato, oggi, sia cambiata la modalità di comunicazione da parte delle aziende verso i clienti. Pochi anni fa si parlava in termini di emittente-ricevente, in cui l’emittente-azienda aveva pieno controllo delle informazioni in uscita. Oggi, al contrario il vecchio ricevente si è trasformato in emittente. L’informazione tende a ritornare indietro, determinando uno scarso controllo delle informazioni e delle loro impreviste trasformazioni.