Francesca Amadori
Responsabile Corporate Communication Amadori
TAVOLA ROTONDA - 31 Maggio 2011
Gaetano Grizzanti (moderatore dell’incontro):
Chiudiamo questa tavola rotonda dando ora la parola a Francesca Amadori, nipote di Francesco Amadori e soprattutto responsabile Comunicazione Corporale per l’azienda di famiglia. Chiudendo con un caso concreto di comunicazione, a lei chiedo: quali sono le peculiarità della comunicazione del brand Amadori?
Francesca Amadori:
Innanzitutto la nostra azienda ha una storia importante. Nasce come piccola realtà locale quarant’anni fa nel territorio di Romagna. Nel corso degli anni, grazie anche ad investimenti importanti, l’azienda ha acquisito un peso decisivo nel settore alimentare italiano con 6.500 dipendenti, stabilimenti in tutta Italia e una gestione integrata della filiera. La nostra comunicazione risale alla fine degli anni ’70, esattamente nel 1979.
La vera comunicazione che tutti i consumatori, oggi, si ricordano, però, è quella nata solo dieci anni fa con Francesco Amadori. Nell’immaginario dei consumatori c’è Francesco Amadori che parla e racconta la nostra realtà ai bambini. Perché Francesco Amadori è stato così efficace? Perché rappresentava una verità, e non per puro caso entra nella nostra comunicazione proprio dieci anni fa. In quel periodo era in atto una crisi di mercato non indifferente. Fu allora che Francesco Amadori decise di comunicare a tutti gli italiani che il suo prodotto era un prodotto sano, di qualità e italiano. Seppur oggi sia normale vedere imprenditori in televisione, non era così allora. Era strano vedere una persona mettere la faccia e la firma sui propri prodotti, ma fu vincente, perché trasmise fiducia ai consumatori.
Oggi, anche la nostra comunicazione sta cambiando.
Lo slogan Parola di Francesco Amadori, seppur rimasto tale, viene pronunciato da altri.Abbiamo continuato a comunicare i nostri prodotti, che ormai non comprendono più solo quelli tradizionali, ma anche altri ad alto contenuto di servizio.
Infine, facciamo leva su una comunicazione integrata che non riguarda soltanto i media tradizionali - tv e stampa - ma web, eventi e feste. Siamo entrati per esempio in Facebook, non come Amadori ma come Amadori People, un progetto che abbiamo realizzato in occasione del quarantesimo anniversario dell’azienda. A raccontare l’azienda sono i dipendenti attraverso foto scattate mentre lavorano. Raccontano la nostra filiale integrata. Con questo progetto abbiamo cercato di capire se un progetto che aveva avuto successo tra i dipendenti, poteva averlo anche all’esterno dell’azienda.
Stiamo, quindi, sperimentando nuovi media e nuovi canali per dare al consumatore la possibilità di comprendere la nostra strategia di marca.
Gaetano Grizzanti:
Vorrei farti un’ultima domanda. Visto che in questa platea ci sono molti responsabili di agenzie e molti creativi, che cosa un’azienda italiana vuole e si aspetta da loro?
Francesca Amadori:
Questa è una bella domanda, anche perché i creativi fanno proposte e lanciano idee spesso interessanti, ma non sempre accolte dalle aziende che dovrebbero dimostrarsi più aperte.
Credo che ci sia spazio per la creatività anche in un’azienda tradizionale come la nostra, che si porta sulle spalle un passato importante ma che, al tempo stesso, guarda al futuro. La cosa fondamentale è la coerenza. Va bene la creatività, ma deve sposarsi con quelli che sono i valori dell’azienda, acquisiti nel tempo e con fatica.