Giuseppe Franchi
Responsabile Commerciale Sample
Quale è stato il percorso di crescita di Sample?
Sample è nata a Verona agli inizi degli anni novanta dall’idea di alcuni professionisti che, provenendo dal mondo delle radio locali, decisero di iniziare a produrre pubblicità radiofonica. Nel primo decennio di vita l’azienda è cresciuta conquistando una posizione di leadership nel mercato Veneto che l’ha portata alla decisione di aprire una sede a Milano a fine 2002 e a creare collaborazioni continuative con importanti realtà romane. La mia esperienza professionale passa attraverso gli uffici commerciali di alcune multinazionali e un’importante agenzia di pubblicità dove ho ricoperto i ruoli di Account Executive e Strategic Planner; sono approdato in Sample nel momento in cui l’azienda ha sentito l’esigenza di ingrandirsi per sostenere un’attività in costante crescita. La principale caratteristica di Sample è l’attenzione quasi “artigianale” alla cura del particolare in ragione della scelta di non lasciare nulla al caso e di ricercare sempre novità operative. Da due anni ci occupiamo anche della sonorizzazione di cartoni animati co-prodotti dalla RAI e da circa sei realizziamo le colonne sonore delle attrazioni e degli spettacoli di Gardaland, il famoso parco di divertimenti sul lago di Garda. Lavora per noi un team molto nutrito e eterogeneo di musicisti con i quali produciamo brani originali per pubblicità, production music, colonne sonore di cartoni animati e videogiochi.
Quali sono state le caratteristiche principali della campagna radio Volkswagen?..
Abbiamo realizzato lo spot radiofonico “Vending Machine” per l’agenzia pubblicitaria Adpresscommunications di Verona. La principale sfida da affrontare in questo spot sorge dalla natura stessa della pubblicità radiofonica: rendere un’idea creativa così complessa senza l’aiuto del visivo. L’agenzia voleva dare forma all’idea del distributore a gettoni (vending machine appunto) che genera un veicolo commerciale ricco di plus risparmiando preziosi gettoni per l’acquisto. Credo che Paolo Favarin, mio socio e Responsabile Tecnico di Sample, abbia saputo render merito a un’idea creativa molto audace e la soddisfazione del cliente unita allo Special Star per il sound design ne siano la testimonianza.
Quale è l’apporto dell’innovazione tecnologica nel vostro settore?
In termini di creatività abbiamo assistito ad un periodo di involuzione; l’avvento di nuove tecnologie sempre più sofisticate e avanzate ha, paradossalmente, diminuito l’apporto creativo. Si potrebbe affermare che la tecnologia, veicolo di innovazione, congeli il momento creativo e questo, nella pubblicità, che si nutre di idee, può costituire un limite. Faccio un esempio: in passato, prima di presentare un layout o uno story board, si elaboravano strategie, si discuteva di posizionamento e analisi di mercato. Con l’avvento di personal computer sempre più performanti, il cliente si è abituato a ricevere proposte molto vicine al progetto finito e la scelta è spesso dettata da disquisizioni di gusto. In questo modo le idee migliori possono rimanere nel cassetto, con un inevitabile abbassamento del livello qualitativo della comunicazione. Per quanto riguarda Sample, la tecnologia è un’opportunità da cavalcare per migliorare sia nei tempi, sia nella qualità i risultati, ma, in ogni caso, l’apporto creativo è lo strumento alla base di ogni progetto. Una certa sensibilità nel cercare e costruire suoni, trasformandoli in emozioni, in qualcosa che si possa quasi vedere, è condizione imprescindibile per realizzare una campagna radiofonica di qualità.
Quale deve essere a suo giudizio la formazione della nuova generazione di professionisti della comunicazione?
Sono del parere che i creativi spesso non ricevano una formazione appropriata. I talenti assoluti che creano idee vincenti basandosi sull’istinto sono una rarità, per questo ritengo che nel nostro settore la collaborazione tra scuola e azienda sia importante per sviluppare la volontà di voler crescere professionalmente, vivendo l’esperienza sul campo e interiorizzando quella altrui. Frequentare corsi professionali può aiutare a prendere dimestichezza con il mezzo, ma rimane importante fare crescere la propria sensibilità mettendosi in gioco in un ambiente lavorativo. Questo processo è spesso dispendioso, per l’azienda che deve investire tempo e risorse per riuscire a valorizzare le potenzialità di ognuno.
Un auspicio per il futuro del mondo della comunicazione..
Sono sempre più convinto che chi fa pubblicità debba arrivare ad essere un consulente: lo scopo è quello di affiancarsi al cliente per aiutarlo a raggiungere i suoi obiettivi commerciali. Lavorare come consulente significa guadagnare la fiducia del cliente anche col coraggio di assumersi le responsabilità dei suoi successi o meno, quasi come se il prodotto fosse proprio.