Giorgio Monaci
Direttore del Settore Attività Economiche e Innovazione della Provincia di Milano dal 2004. Vanta una pluriennale esperienza di ricerca nel campo dello sviluppo economico e dei sistemi formativi di alto livello. E' stato Project Leader di numerosi progetti dell’Unione Europea e consulente del Governo Italiano per le politiche regionali e per le politiche sociali.
“Vorrei ringraziare l’editore per avermi invitato per questa interessante occasione di riflessione sulle politiche di supporto al Made in Italy da parte delle istituzioni pubbliche.
Vorrei partire con alcune considerazioni introduttive prima di darvi qualche informazione su quelle che sono appunto le attività e le misure di sostegno che la pubblica amministrazione nel suo complesso mette a disposizione o tenta di mettere a disposizione del settore.
Sono rimasto molto colpito dalle proiezioni che abbiamo visto. Il riferimento agli anni 50/60 è un riferimento ad un momento straordinario in cui il nostro paese è stato capace di mettere insieme alcuni elementi che hanno permesso la capacità competitiva dell’Italia che, ricordo, aveva in quel periodo tassi di crescita tra i più elevati del mondo.
Per la prima volta in quegli anni si è riusciuti a coniugare innovazione di prodotto, design e nuove modalità di comunicazione. Tre elementi che per la prima volta si sono saldati creando un sistema produttivo nuovo ed efficace. Non è un caso se voi avete visto tra i vari spot, quello che presentava Moplen. Vorrei ricordarvi che Moplen è un prodotto frutto della ricerca scientifica che è valsa a Giulio uno dei pochissimi casi di premio Nobel italiano e bella fattispecie milanese. Natta ha in pratica “inventato” la plastica, qualcosa che ha rivoluzionato il mondo; una innovazione tecnologica che arrivava dall’università e si era trasferita nella produzione. Questo è l’elemento veramente forte che ha costituito la competitività del paese.
Poi è successo che il modello produttivo è cambiato, si è fatto avanti il modello dei distretti industriali, altro elemento di forza di questo paese che ha caratterizzato l’economia degli anni ottanta e novanta. Qui sono stati altri vantaggi che hanno consentito la competitività del nostro paese: la piccola dimensione, la flessibilità, la capacità di adattamento e di innovazione delle aziende italiane in genere.
Attualmente viviamo una situazione che ci pone sfide incredibili perché stiamo percependo il cambiamento che ci impone la globalizzazione. Gli stessi distretti industriali oggi sono in profonda crisi. Quello che era stato l’elemento di competitività, la piccola dimensione, oggi potrebbe essere un elemento di rischio per questo paese. Nel senso che la piccola dimensione è poco capace di competere sui mercati internazionali perché non riesce a creare reti ed allenze soprattutto sul fronte della riceca e sviluppo.
Ecco dunque perché è fondamentale che le politiche pubbliche non solo capiscano, ma abbiano una visione progettuale rispetto a quelli che sono i temi che ci vedono protagonisti.
Il Made in Italy nella sua forma di brand di comunicazione mondiale è un elemento di forte vantaggio, ed è anche un fenomeno che ha una solidità economica perché in genere corrisponde ad una filiera produttiva che è fatta di produzione e commercializzazione.
Tuttavia occorre essere consapevoli che non possiamo permetterci di giocare solo sul valore aggiunto della comunicazione o il valore aggiunto della capacità di pubblicizzare un prodotto se non siamo in grado di stare sui mercati con prodotti innovativi. Per fare un esempio concreto non possiamo stare sul mercato globale con i prodotti alimentari tipici italiani se non disponiamo di una catena distributiva di un certo tipo, un sistema di supporto alla commercializzazione ec….. Quindi ecco che l’elemento di sola comunicazione non può reggere un sistema economico.
Cosa può fare il pubblico rispetto a questo? Direi che un punto di svolta sicuramente lo si può trovare nel programma di questo Governo che ha lanciato un progetto, Industria 2015, un modo diverso di approcciare la questione degli incentivi, con l’idea di evitare, per esempio, gli incentivi a pioggia, soffermandosi invece su alcuni grandi filoni, tra i quali ci sono l’energia, le biotecnologie e le scienze della vita, l’ICT e specificatamente il “made in Italy”. Questo significa che ci sarà un unico grande pacchetto di agevolazioni che sarà inquadrato dentro un'unica progettualità. In questo modo tutto il sistema degli incentivi sarà ridisegnato.
Su scala locale, la Regione Lombardia ha individuato nelle sue politiche di sostegno al settore industriale, l’idea di concentrarsi su alcuni filoni, con una politica meta-distrettuale, con l’idea che il distretto non sia un elemento di carattere territoriale ma un elemento di filiera che va sostenuto in tutti i suoi aspetti. Uno di questi meta-distretti è quello della moda e del design, con la relazione che ha con il sistema della produzione.
Personalmente credo che l’investimento grosso che dobbiamo fare sia sul capitale umano. Significa per esempio la valorizzazione di tutte quelle professionalità come la vostra, che hanno una strutturazione diversificata. Noi abbiamo lanciato due edizioni, e ne faremo una terza, di un bando di sostegno e di finanziamento per la nascita di nuove imprese nel settore della creatività, dando dei contributi a progetti che riguardano tutto il filone della creatività con l’idea di trasformare alcune professioni in una realtà di tipo aziendale e quindi avendo come obiettivo una crescita dimensionale, che dia competitività al sistema.
Questo è un filone su cui noi continueremo. Altrettanto importanti sono la cultura delle reti e mettere in comunicazione imprese e professionalità. Non a caso stiamo puntando sulla creazione di community in modo di scambiare idee e opportunità di mercato. Occorre che questi elementi di imprenditorialità diffusa e fatta dalle giovani generazioni, puntino al mercato internazionale. Un’impresa o nasce globale o non ha destino, non ha futuro. Questi sono i temi su cui stiamo orientando la nostra azione.”