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TOY-TANO
mostra collettiva organizzata da Alessandro Cocchia

Napoli - Venerdì 5.2.2010 ore 19:00

Senza titolo

Inaugurazione di “TOY-TANO”, la collettiva organizzata da ALESSANDRO COCCHIA
c/o “PURP”
(vico Carceri San Felice n. 23 – Napoli. Info:328/3565201)
la mostra è visitabile dal lunedì al sabato dalle 17:30 alle 20:30 sino al 26.2.2010.
L'ingresso è libero.

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La nuova collettiva voluta da Cocchia, coinvolgendo alcune tra le personalità più originali ed estrose della scena artistica napoletana, mira a cogliere una tendenza già diffusa all’estero, quella degli “Art Toys”, e farla propria, sino a rielaborarla in maniera inedita e a comunicarla al tessuto più vivido e fertile della città.
Questo l’intento che ha animato il designer napoletano nell’allestimento presso la sua factory. Accanto a ciò, però, un altro scopo: quello di raccogliere fondi, col ricavato della vendita dei pezzi in mostra, da devolvere alla Onlus “Roadway for Others”, e in particolare al progetto “Roadway for Africa”, per rifornire di farmaci una clinica in Senegal nata beneficamente e operante sul territorio.
Così, per una causa più che altruistica, una quanto mai varia teoria di “Art Toys” sarà protagonista del corpus espositivo. Gli “Art Toys” sono pura ‘follia decorativa’, nuova ossessione per i collezionisti, che orbitano tra street art, trend creativi underground, web culture, sintassi comunicative non ortodosse, ma sperimentali, con un occhio al Nord Europa e al Giappone, e un altro alle capitali USA. MUNNY e DUNNY, due modelli della Kidrobot (insieme a Toy2R, due tra i marchi produttori più forti nel settore), altro non sono che pupazzi (banalizzandoli, così li si potrebbe definire!) di varie dimensioni (dai 7 ai 50 cm di altezza), nati dall’idea dell’artista newyorchese Tristan Eaton e del proprietario della Kidrobot Paul Budnitz, e dopo poco esplosi come fenomeno di massa che dagli appassionati si sta diffondendo, tramite il web, in tutto il mondo.

Grande spinta a ciò è stata data dall’intervento su questi ‘mini-fantocci-giocattolo’ di creativi come Gary Baseman e Jeremyville (il primo ad aver curato una pubblicazione sugli Art Toys), che hanno illustrato, dipinto, personalizzato i modelli neutri, rendendoli pezzi d’arte e da collezionismo unici, o a tiratura rigorosamente limitata. In una parola, li hanno – come si direbbe in inglese – “customizzati”, modificandoli secondo il proprio gusto e stile, facendoli diventare veri e propri oggetti d’arte, con cui in vari paesi vengono organizzate mostre ed esposizioni.

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Lo sguardo lungo di Cocchia, creativo al passo coi tempi e perfettamente calato in una cultura globale, ha saputo afferrare questo trend, riproponendolo ad artisti nostrani: graphic designer, fotografi, chef, tatuatori, body artist, creativi, illustratori, writer e videomaker. Ed ecco il risultato: ognuno, secondo le proprie ascendenze e inclinazioni, ha personalizzato il suo MUNNY, conferendogli esclusività. Maria Luisa Firpo, Mario Avallone, Mimmo Moxedano, Alessandro Cocchia, Roberta Della Volpe, Dadà Di Donna, Sayerl Silva, Fabio Fumo, Ruben Sebastien, Pasqualone, Tina Ognissanti, Iabo e Amedeo Califano sono riusciti a travasare il proprio linguaggio artistico in queste creazioni. Così sono nati piccoli Munny floreali, altri travestiti da Stalin-Star, altri ancora incartati con involucri di pregiati cioccolatini francesi artigianali e poi messi in una rete da caciocavallo, minuscole donne manga, ironiche, irriverenti e aggressivamente provocatorie, alcuni che ricordano gli omini di “Mario Bros”. E oltre. Avveniristici esploratori/esploratrici pronti all’allunaggio con stendardi autobiografici, bambolottini che fanno piercing e tatuaggi, Munny ricoperti da inserti di giornale e carta, o con vere e proprie armature di ferro con elmo e alabarda, sino all’apoteosi del tipico San Gennaro di Cocchia, con tanto di tiara e bastone pastorale in rame.

Del resto, già dal titolo della mostra s’intravede la miscela di ironia e inventiva: gioco e giocattolo (Toy) che dall’estero qui a Napoli si veste del tipico diminutivo partenopeo “Tano”, per creare un calembour che riecheggia, in assonanza col logo “Purp”, il suo parente stretto, il ‘totano’…

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Purp nasce da un’idea di Alessandro Cocchia, designer/artista napoletano che nel Settembre del 2005 chiama così la factory creativa che inaugura, nella quale sperimenta e produce creazioni innovative e uniche, frutto della sua esperienza nel campo della grafica, del design e dell’arte.Oggi la Purp-factory di Napoli è il luogo dove nascono le idee che spingono il marchio e la produzione artistica di Alessandro Cocchia, ma non solo, è anche crocevia di giovani artisti e uno spazio che ospita curiose mostre e happening.Nel cuore antico della città, Purp è uno spazio giovane, dinamico, versatile, pronto a recepire e rielaborare in maniera inedita i trend più originali della street culture e di svariate forme d’arte e comunicazione provenienti dalle capitali nordeuropee e delle megalopoli statunitensi. Un’officina creativa, un laboratorio dove colore e immaginazione la fanno da padroni e le idee più innovative vengono accolte, sviluppate e diffuse. Uno spazio espositivo che non ha la presunzione di definirsi gallery, ma che ha tutte le caratteristiche di una fucina in cui estro e inventiva vengono privilegiati sopra ogni altra connotazione in una felice sinergia tra illustrazione, cinema, pittura, fumetto, cartoon, graffiti e musica.

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