ENTRARICERCA

Samantha Spadoni
Emotional Branding: i cinque sensi
Oggi la sfida per il brand è provocare emozioni in ognuno di noi con un coinvolgimento a 360 gradi

Senza titolo

Samantha Spadoni
Graphic Designer, Illustratrice, Postproduction

Quanto è importante valorizzare le nostre sensibilità per essere ricordati? Come sviluppare il sesto senso, la scintilla che accende le passioni e attira gli interessi in comunicazione? Il fattore umano in comunicazione dove può portarci?

Lavoro in ambito pubblicitario da molti anni ed ho capito che quello che ci resta di un ADV è la sensazione che proviamo guardandola, una musica o un’immagine possono guidarci all’acquisto, ci restano incisi nella mente e fanno si che ci ricordiamo del brand, anche un colore può essere fondamentale, basti pensare al blu di Barilla, al rosso di Coca Cola o al viola della cioccolata Milka, tutto è legato alle sensazioni che ci vengono trasmesse, fame, allegria, gioia, tristezza, se non teniamo conto di queste cose durante il processo creativo non faremo mai la differenza, è compito di un buon comunicatore “sentire” e “far sentire”.

Ogni azienda dovrebbe puntare sull’emotional branding e tenere in molta considerazione il proprio pubblico, ascoltandolo, osservandolo, capendolo e cercando di offrirgli soluzioni e non solo prodotti. Per questo penso che l’Emotional Branding ci permetta di creare empatia, un legame emotivo quasi di affetto con le persone che le porta a scegliere il nostro brand piuttosto che un altro e spesso ci aiuta a costruire con esse un rapporto duraturo.

Come utilizzare la tecnologia per offrire una comunicazione più completa? Quanto il fattore umano riuscirà a guidare questo cambiamento integrando i rapporti in carne ed ossa con quelli virtuali? Qual è il destino dell’ADV classico in questo senso?

In questo momento storico non possiamo più parlare solo di Marketing nel senso puro del termine e non possiamo più parlare solo di strategie di vendita.
Nell’epoca dell’abbondanza dove qualsiasi cosa è possibile ed è già stata creata, un brand deve necessariamente distinguersi per non restare nel mucchio e per non essere dimenticato. Per fare questo bisogna creare un contatto con il consumatore, aprire un dialogo, ascoltare le sue esigenze, capire chi abbiamo di fronte e a chi stiamo parlando, cosa desidera? come vive? insomma metterci nei suoi panni. Per fare questo abbiamo molti modi, internet in primis ci offre un grande aiuto, così come i social media.

Quanto è importante oggi estendere la propria immagine su diversi settori? Quali sono i casi di successo più eclatanti? Come ridurre il rischio di perdere valore in questa delicata operazione?

Le grandi Aziende che cercano di allargare i propri confini proponendo nuovi prodotti, molto diversi dai propri cavalli di battaglia con i quali vengono riconosciuti e amati, cercando a tutti i costi di ampliare la propria fetta di mercato con scelte spesso improbabili, corrono un grosso rischio. È vero che una delle regole del marketing tradizionale è stimolare la curiosità di chi guarda spingendolo ad informarsi, ma a volte capita che un prodotto non valido come quello di punta, macchi la reputazione di un brand portando il consumatore ad orientarsi su altro. Bisogna quindi davvero chiedersi se ne vale la pena perché, se da una parte è vero che nella vita si deve rischiare, è anche vero che trasmettere coerenza e non confondere chi abbiamo di fronte a volte risulta essere la scelta vincente.

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1 agosto 2022
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