Francesca Soldi
Small is the new big: uno spunto di riflessione di tendenza nell'attuale mondo della comunicazione.
Francesca Soldi
Senior Social Media Researcher
Piccolo è il nuovo grande. Come interpretare questa nuova valenza messa in risalto da Seth Godin, scrittore di successo e guru del marketing?
Nell’ambito in cui lavoro, cioè la ricerca di mercato con particolare focus sul web monitoring ed il buzz online, lo slogan sopra citato, ad una prima lettura, potrebbe sembrare di per sé in contrasto con quella rivoluzione che ormai molti danno in arrivo (in essere o già conclusa?!): quella dei Big Data. Tutte le aziende, che si tratti di fornitori di prodotti o di servizi consulenziali, ammettono di dover fare i conti con una disponibilità d’informazioni mai avuta prima.
Tralasciando il dibattito su cosa siano realmente i Big Data (quali i volumi che sanciscono l’essere “big”), a mio avviso, non esiste una contrapposizione di slogan, o meglio, “di tendenza”. Avere a che fare con il “big” ti obbliga a passare per la contrazione, la riduzione, il porzionamento… osservare da lontano per una visione d’insieme per affondare le analisi su singoli picchi o contenuti in un certo periodo di tempo per ricercare informazioni più specifiche, i dati che permettano di individuare “ciò che veramente conta”, in modo che si possano mettere in luce inferenze ed evidenze strategiche.
La riduzione dei budget può portare all’ottimizzazione della strategia di comunicazione delle grandi aziende?
La consapevolezza di avere limiti di budget obbliga a studiare percorsi più mirati con obiettivi specifici che colpiscano target ben definiti e che permettono di parlare nel modo più corretto ed efficace con le persone. Dall’altro lato, la scarsità di “mezzi” permette innanzitutto di impostare il proprio lavoro in modo diverso: fare scelte alternative stimolando un sorta di “pensiero laterale” che possa sopperire ad eventuali mancanze “materiali”. Allo stesso tempo non si può però prescindere da una strutturazione approfondita e strategica del lavoro per meglio indirizzare le proprie energie: l’avvento dei social media ha in qualche modo aiutato questo percorso alle aziende ma non è sempre facile utilizzarli e sfruttarli in modo efficace.
La targettizzazione dell’audience si è fatta più semplice, ma alla base rimane uno studio attento del contenuto che deve essere adeguato al media prescelto: usare la pagina ufficiale per una campagna di comunicazione può far risparmiare denaro, ma richiede attenzione nell’adattare contenuto e stile comunicativo al mezzo, al ricevente, ma anche al mittente!
Come le aziende seguono la tendenza dell’attenzione al singolo, al mercato one to one, ai social network per distinguersi nella comunicazione attuale?
Le aziende (di tutte le dimensioni) guardano sempre più al singolo (consumatore) per poter meglio indirizzare le proprie leve di marketing. In particolare nel mio lavoro di ascolto della rete (o Web Monitoring) si ha l'obbiettivo di facilitare due attività di comunicazione/marketing che aiutano l’azienda nel relazionarsi al singolo: il Real Time Marketing (reazione immediata ad eventi che attraggono l’attenzione collettiva) e il Social CRM (cogliere la reazione del singolo per dargli una risposta o supporto). Si sono poi sviluppati anche altri strumenti come la Social ADV e le Community aziendali, che restituiscono l’immagine di possibili target sempre più compositi e sfaccettati.
D’altra parte, con il post materialismo, i consumi diventano un modo per esprimere la propria personalità: una maglietta, un paio di scarpe o anche una marca di birra sono un modo per raccontarsi ed esprimere se stessi.
Le aziende non possono che tenerne conto. Non è un caso se si assiste ad una sempre maggiore frammentazione dei brand per venire incontro ad un'iper personalizzazione dei consumatori e quindi delle loro scelte.