Stefano Aquilante
L'intrattenimento in comunicazione per un coinvolgimento unico
Stefano Aquilante
Direttore Creativo
Adv Activa
Quale engagement in comunicazione riesce, oggi, a gratificare a pieno l’individuo e a prolungare la sua attenzione nei confronti del brand, prodotto o sevizio senza dispersività?
Il gioco, il sorriso e il sogno quali potenzialità hanno a livello comunicativo?
Intrattenimento, coinvolgimento, interazione sono aree contigue nella comunicazione ma non sono la stessa cosa. Intrattenere significa attirare l’attenzione di qualcuno e riuscire a trattenere la sua attenzione. Per la durata dei 15 secondi di uno spot, 3 minuti di canzone, un’ora di film. La differenza ovviamente sta nei contenuti, che in pubblicità possono essere piacevoli, scioccanti, inusuali, a seconda delle chiavi creative che usiamo.
Il coinvolgimento lavora ad un livello superiore: l’attenzione dello spettatore si trasforma in emozione. Posso intrattenere qualcuno senza emozionarlo, ma quando ci riesco ottengo un risultato più efficace, ovvero la sua partecipazione emotiva. E’ esattamente come quando uno spettatore ascolta una canzone o vede un film: se ne potessimo cogliere l’espressione potremmo vedere sorriso, paura, curiosità, espressioni comunque empatiche.
L’interazione è una ulteriore forma di dialogo con il target. In questi ultimi anni si cerca con protervia l’interazione, soprattutto con le nuove abitudini di relazione col consumatore che conseguono alla rivoluzione di internet. Come in tutti i grandi cambiamenti, però, l’evoluzione porta con sé anche una involuzione.
Penso ai meccanismi con cui la pubblicità on line cerca partecipazione, adesione, risposte, commenti. Se ci abituiamo a comunicare in cambio di una risposta, se la nostra meccanica comunicativa funziona solo in misura di una relazione interattiva, significa che obblighiamo noi comunicatori ed i consumatori ad una modalità obbligata di dialogo.
Secondo me, invece, la “aurea mediocritas” ci dice di mantenere equilibrio tra interazione e comunicazione. Intrattenere significa, ancor oggi, legare valori, emozioni, suggestioni, bisogni, desideri. Senza dover “trattenere” lo spettatore dentro la gabbia di una interazione che a volte non cerca, non vuole, o che lo inibisce.
Trovo che il benessere, inteso anche come sentirsi bene nel momento in cui si riceve comunicazione, nel senso di ricezione di messaggi non invadenti, debba essere ricercato con nuove sofisticazioni. Con una intelligente evoluzione della comunicazione off ed on line. Il social, la community, altro non sono che l’evoluzione del vecchio villaggio globale. Sta a noi condurlo verso piattaforme di comunicazioni non coercitive. Il gioco, il benessere, il ludico, fanno parte di questo benessere. Indipendentemente dalla interazione.